Lunedì 25 Novembre 2024
Agnese Pini
Editoriale e Commento

Il caso Indi Gregory: la vita, la morte e il diritto di scegliere

La domanda che il caso Indi pone a ciascuno di noi: a chi compete il diritto di vivere e a chi compete il diritto di morire? Chi detiene questi due diritti?

L'editoriale di Agnese Pini

L'editoriale di Agnese Pini

Roma, 12 novembre 2023 – La storia di Indi e dei suoi genitori riporta alle coscienze gli interrogativi etici che tormentano il nostro tempo moderno. Fino a che punto è legittimo prendersi cura anche di chi non può guarire, chi decide quando la fatica e il dolore diventano così insopportabili da far sì che il progresso e la scienza debbano lasciare il campo al destino naturale dei corpi, a chi appartiene l’onere di non investire più tempo e risorse nella malattia, anche quando il tempo e le risorse esistono? E, infine, a chi spetta il compito di stabilire quale sia il confine tra sacrosanto attaccamento alla vita e insano prolungamento della sofferenza?

Nel destino ormai segnato di Indi sono ancora una volta il diritto di vivere e il diritto di morire a essere in gioco, insieme alla domanda fondamentale per ogni essere umano, che è una suprema domanda di libertà e di autodeterminazione: chi, in ultima istanza, detiene quel diritto? Una Suprema Corte, i governi, lo Stato, oppure gli individui, gli unici in fondo a cui quella vita e quella morte appartengono? E nel caso di Indi, troppo piccola per esprimere una volontà, quel diritto non spetta forse ai suoi genitori, che volevano continuare a prendersi cura di lei?

Anche il freddo cinismo della legge (come già il sonno della ragione) può generare mostri, quando non è temperato dall’umanità, dalla comprensione, dall’empatia, dalla compassione. Se impedire di morire dolcemente a chi lo desidera – perché il peso della malattia gli è divenuto insopportabile – è una negazione della libertà, ancor più lo è impedire di vivere, quando si può continuare a prendersi cura.

E allora non mi resta che fare una preghiera per la piccola Indi e per i suoi genitori, lasciando fuori tanto la religione quanto la fede. È una preghiera nitidamente laica, la mia: di pietà, di umanità, di libertà. Per Indi e per tutti quelli e quelle che verranno dopo di lei.