Roma, 20 gennaio 2025 – Da imprese multinazionali a vere e proprie organizzazioni fiancheggiatrici del potere politico. Le piattaforme tecnologiche stanno vivendo una sorprendente metamorfosi e il loro rapporto con i governi, in particolare con quello americano, sta assumendo le sembianze di un nuovo tipo di collateralismo, come dimostrano il caso di TikTok e quello delle donazioni delle big tech in occasione dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Dopo la vittoria dell’ex presidente, i colossi tecnologici sembrano aver deciso di allinearsi alla nuova amministrazione, anche a costo di compromettere la tutela dei diritti degli utenti.
La vicenda di TikTok, che ha deciso di bloccare l’accesso alla piattaforma per 170 milioni di utenti americani, è l’emblema di quanto il potere politico stia cercando di esercitare un controllo sempre maggiore sulle piattaforme digitali. La cerimonia di insediamento di Trump, oggi, vedrà la partecipazione attiva delle big tech, con donazioni significative come quella di Google, che ha stanziato un milione di dollari. Insieme al colosso di Mountain View, altre aziende come Meta Platforms e Amazon.com, oltre che diversi magnati della tecnologia, stanno dimostrando di volersi allineare alla nuova amministrazione americana.
Ma questa politicizzazione crescente delle piattaforme quali effetti produrrà sugli equilibri della Rete? La rinuncia al fact checking e l’allargamento delle maglie nella moderazione dei contenuti, annunciati da Meta e Google, si tradurranno probabilmente in un aumento delle fake news e dei discorsi d’odio, rendendo la Rete sempre più tossica. Le piattaforme social, che dovrebbero essere strumenti di libertà di espressione, si stanno trasformando in vere e proprie armi di lotta politica e la difesa degli interessi economici e politici sembra prevalere sugli obiettivi di tutela dei diritti degli utenti.
* Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano