L’omicidio di Giulia ha ribaltato completamente la valutazione sulla violenza ai danni delle donne. Avevamo già visto delitti consumati all’interno di famiglie normali (sopra tutti, Cogne ed Erba), ma l’atteggiamento di Filippo stravolge la concezione stessa di questo genere di delitti.
La separazione sentimentale tra i due è stata tutt’altro che drammatica, visto che Filippo ha accompagnato la ragazza a scegliere il menu per il ricevimento di laurea e Giulia gli ha offerto la cena poco prima del delitto. Questo rende più drammatiche le ragioni dell’omicidio motivato dal desiderio di Filippo di possedere la ragazza in senso fisico e psicologico, perciò squisitamente padronale. Tu sei mia, devi rallentare i tuoi studi perché non accetto che tu finisca l’università prima di me e comunque non puoi allontanarti da me per seguire i tuoi desideri. E’ per correggere questa concezione del rapporto maschio-femmina che maggioranza e opposizione hanno condiviso l’ambiziosa proposta governativa di formare a scuola i ragazzi su una materia per la quale non esistono libri di testo, ma che è indispensabile più delle altre ad un proficuo inserimento nella vita personale e sociale. Prendere il treno in corsa ha limitato necessariamente l’avvio della sperimentazione quest’anno nei licei e negli istituti tecnici, ma è indispensabile che già dall’anno prossimo si parta dalle elementari. E qui si nasconde l’insidia. E’ consigliabile, a nostro avviso, partire da una educazione sessuale tradizionale in cui esistono i maschi ed esistono le femmine, visto che dobbiamo educare i primi a rispettare le seconde. Tre anni fa nell’istituto Marconi di Firenze (elementari e medie) gli insegnanti fecero recitare alle bambine ruoli da maschi e viceversa, mescolando i generi nella prospettiva di annullare le differenze. Non è meglio educare i bambini a rispettare le diversità invece di far finta che non esistano?