Martedì 4 Marzo 2025
MICHELE BRAMBILLA
Editoriale e Commento

Gianni Morandi. La bell’Italia di un ragazzo

Il mistero insondabile dell'artista bolognese. Oltre la forma fisica, la credibilità

Michele Brambilla

Martedì e mercoledì di questa settimana Gianni Morandi ha fatto due serate al Duse, il teatro di Bologna, la sua città: tanto che il concerto s’intitolava “Stasera gioco in casa”. Avreste dovuto vederlo. Quasi tre ore a serata di canzoni, racconti, gag: e a soli due giorni di distanza dal festival di Sanremo. La notte fra mercoledì e giovedì mi ha chiamato e mi ha detto: "Stasera ero un po’ stanco perché ieri ci avevo dato dentro parecchio". Un po’ stanco??? A tutti è parso un ragazzo. Altro che 77 anni. Lui si schernisce: "Come dice Fiorello, passare dall’eterno ragazzo all’eterno riposo è un attimo".

Ma Gianni Morandi resta un mistero insondabile. Sì, certo, si tiene in forma. Sta attento a tavola, va a correre tutte le mattine, non fuma eccetera eccetera. È un professionista serissimo: a Sanremo, anche nei due anni in cui fu il conduttore, alloggia in un modesto albergo a tre stelle mentre tutti gli altri vanno nei superlusso a Bordighera. E sapete perché? Perché quel tre stelle è di fianco all’Ariston, così lui non perde tempo. Aggiungete pure che viene da Monghidoro, e quella è gente tosta, temprata: ma non basta a spiegare il fenomeno Morandi.

Che non è solo di forma fisica a dispetto dell’età. È anche, e soprattutto, di credibilità, di pulizia. Il Duse era stracolmo, in queste due serate: e si toccava con mano il bene che tutti vogliono a questo grande italiano di cui nessuno hai mai potuto dir nulla di male. Undici anni fa, al suo primo Sanremo da conduttore, scrissi per scherzo (ma non troppo) che Gianni Morandi avrebbe dovuto fare il premier (il Paese era in un momento di credibilità bassissima…) perché è una garanzia di serietà: è un personaggio super partes come Pertini, come Bearzot, come Zoff, ai quali tutti gli italiani – di destra o di sinistra non importa – hanno voluto e vogliono bene. Lo vidi, a Sanremo, firmare autografi e accettare selfie da chiunque gli si avvicinasse, con una pazienza infinita. "Il pubblico – mi disse – per un artista è tutto. Io a un certo punto della mia vita lo persi, il pubblico, e ricordo che cosa fu, per me. Quando l’ho ritrovato, non l’ho più abbandonato e me li tengo tutti stretti, a uno a uno".

Bologna è fiera di questo suo figlio, che l’altra sera ha voluto ricordare un altro grande concittadino, scomparso giusto dieci anni fa: Lucio Dalla. Un genio, un talento quasi soprannaturale, di cui riparleremo presto.