Firenze, 8 marzo 2020 - Festeggiamolo tutti insieme questo otto marzo, perché non è mai stato così importante e così vero. Facciamo che sia, nel nostro 2020 imprevedibile e imprevisto, la festa delle donne che ci salveranno. E anche degli uomini. Delle scienziate e delle ricercatrici, delle infermiere, delle chirurghe e delle anestesiste, delle volontarie, delle professoresse e delle virologhe. Uso il femminile universale per comprendere tutti i colleghi declinati al maschile che combattono e rischiano la loro stessa vita (sì, di questo stiamo parlando, della vita) contro il coronavirus. Grazie: perché siete in prima linea, perché fate turni di 12 o 14 ore e a volte non avete neppure la giusta attrezzatura, e poi perché siete piene del coraggio che a noi manca, della buona volontà e dell’abnegazione e dell’umiltà che fanno la differenza. Dove la trovate tutta questa forza? Grazie perché state accanto al contagio, perché non c’entra che siate donne o che siate uomini: siete davvero uguali in quelle corsie d’ospedale, con le vostre tute bianche e mascherine, la vostra paura che di certo avete ma che siete costrette a sublimare senza polemiche e accuse, senza le chiacchiere a vuoto che avvelenano chi dà fiato ai consigli non dovendo dare l’esempio. Vi ammiriamo in silenzio e ci sentiamo così piccoli di fronte a voi: siete le nostre eroine e i nostri eroi normali. La copertina di questo giornale disegnata dall’artista TvBoy (ha reinterpretato le tre ricercatrici del Sacco che per prime hanno scoperto il ceppo italiano del coronavirus) è dedicata a voi: alle donne che ci salveranno, e per questo otto marzo così particolare anche agli uomini che ci salveranno. Mai come oggi la mimosa è stata tanto universale. © RIPRODUZIONE RISERVATA