Domenica 8 Settembre 2024
RAFFAELE MARMO
Editoriale e Commento

Una lezione per il futuro del governo

La prova del governo è lastricata di errori possibili e di selezioni di classe dirigente che possono rivelarsi sbagliate. Correggere in corsa i primi e intervenire sulle seconde non è manifestazione di debolezza

L'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano

L'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano

Roma, 8 settembre 2024 – Le dimissioni dell’ex ministro della Cultura non chiudono l’affaire Sangiuliano-Boccia, ma mettono il governo, a meno di clamorosi sviluppi giudiziari, al riparo da contraccolpi politici immediati. Il che non toglie, però, che da tutta la gestione del caso da parte di Giorgia Meloni si possa trarre qualche lezione utile per il futuro.

È apparso chiaro che, nonostante l’evidenza della necessità di un passo indietro dell’ex ministro fin da subito, la premier abbia avuto un approccio oscillante in quella direzione, spinta soprattutto dalla volontà di non cedere a polemiche e richieste di forze di opposizione variamente identificate.

Ora, al di là della vicenda specifica, il punto è che in molteplici occasioni traspare con nitidezza la tendenza di Meloni a ipotizzare attacchi sotterranei di poteri più o meno forti, manovre strumentali di attori più o meno dissimulati per far cadere il suo governo e altre operazioni finalizzate a indebolire e condizionare il suo esecutivo. Con la doppia conseguenza di spingere la premier in una sorta di progressivo arrocco a Palazzo Chigi e dentro la cerchia dei fedelissimi e di portarla a difendere a tutti i costi scelte magari non sempre felici e uomini non sempre all’altezza.

Eppure, la realtà più prosaica (e, forse, meno romanzata) dimostra, in questa come in altre occasioni, che la prova del governo è una prova lastricata di errori possibili e di selezioni di classe dirigente che possono rivelarsi sbagliate. Correggere in corsa i primi e intervenire sulle seconde non è, però, una manifestazione di debolezza. Al contrario. E lo è tanto più per una leader politica come Meloni, che, negli anni della lunga traversata verso Palazzo Chigi, ha fatto dell’essere decisionista e intraprendente, senza timori, una sua cifra specifica, evidentemente apprezzata dagli elettori se ha ottenuto i risultati di consenso che ha conquistato. Perché non continuare con lo stesso criterio anche nell’azione di governo, laddove vi siano situazioni che non funzionano e uomini non adeguati al ruolo?