Giovedì 16 Gennaio 2025
GIOVANNI BOGANI
Editoriale e Commento

Morto David Lynch, l’ultimo surrealista. Il cuore selvaggio del cinema d’autore

Morto a 78 anni, la famiglia: "Ora c’è vuoto. Ma guardate la ciambella, non il buco" . Regista di “The Elephant Man“, “Velluto blu“, “Mulholland Drive“, “Twin Peaks“

È morto David Lynch

È morto David Lynch

Roma, 17 gennaio 2025 – È morto David Lynch, uno dei registi più originali, più audaci, più "giovani" del cinema contemporaneo. L’autore di film onirici, surreali, enigmatici come Mulholland Drive e Velluto blu, e di una delle serie televisive più iconiche ed epocali: Twin Peaks. Nella sua pagina Facebook, è la famiglia ad annunciarne la morte: avrebbe compiuto 79 anni tra pochi giorni, il 20 gennaio. "C’è un grande vuoto nel mondo, adesso che lui non è più con noi. Ma come avrebbe detto lui, “guarda la ciambella, e non il buco“’. È un bellissimo giorno, con il sole dorato e il cielo azzurro dappertutto".

Surreale, affascinante, enigmatico. Il suo cinema è stato sempre visionario, fra horror e commedia, reale e surreale, drammatico e grottesco. Aveva esordito nel 1977 con quel capolavoro in bianco e nero che è Eraserhead – la mente che cancella, divenuto subito un cultmovie. Fra gli estimatori di questo film, anche Stanley Kubrick, che lo proiettava durante la lavorazione di Shining per trasmettere inquietudine agli attori. Potremmo anche dire che Lynch è stato l’ultimo grande erede del Surrealismo, che al cinema ha avuto in Luis Buñuel il suo più grande genio, ma molto tempo prima. Personaggi che si trasformano in esseri completamente diversi. Un cinema che cerca di restituire il vero funzionamento della mente, che spesso è illogica, delirante, assurda. Personaggi che disorientano, o oggetti che disorientano. Corpi difformi.

Nato a Missoula, Montana, Stati Uniti, il 20 gennaio 1946, nel corso di una carriera durata quarant’anni ha ricevuto tre nomination al premio Oscar per la regia – per The Elephant Man, Velluto blu e Mulholland Drive –, ha vinto la Palma d’oro a Cannes nel 1990 per Cuore selvaggio e il Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 2006, in occasione della proiezione in anteprima mondiale del suo ultimo film, Inland Empire. Dopo quel film, Lynch ha realizzato solo la terza stagione di Twin Peaks, nel 2017, quasi quarant’anni dopo quel folgorante esordio televisivo. Era stato Lynch a mostrare quanto potesse essere dirompente una serie tv. Nel mondo, milioni di spettatori erano rimasti incollati al piccolo schermo, per sapere chi avesse ucciso Laura Palmer. E la musica di Angelo Badalamenti si era scolpita nell’immaginario collettivo.

Fra l’esordio in Eraserhead e il congedo televisivo, una serie di film violenti, inquietanti, spiazzanti. The Elephant Man nel 1980 è un altro film bellissimo, su un uomo deforme, divenuto fenomeno da baraccone nell’Inghilterra vittoriana. Non fu un successo il suo Dune, 1984, realizzato con un budget mostruoso per l’epoca, con tre lunghi anni di riprese, e deludenti risultati al box office. Si riprenderà con Velluto blu con Isabella Rossellini – sua compagna per alcuni anni senza arrivare alle nozze; Lynch ha avuto 4 mogli –, viaggio estetico/erotico nella provincia americana, e con Cuore selvaggio, torrido film con Nicolas Cage e Laura Dern (autentica musa del cineasta). Arrivano poi Fuoco cammina con me (Twin Peaks al cinema) nel 1992 e quel film così poco lynchiano che è Una storia vera. Fino al capolavoro noir Mulholland Drive, 2001.

Prima dei vari Tarantino, Wes Anderson, Nolan, a far sembrare vecchio tutto il cinema precedente era stato Lynch. Era anche un personaggio egli stesso: occhiali da sole, inconfondibile ciuffo di capelli bianchi, l’aria un po’ techno pop. Del resto, fra le sue molte vite e i suoi molti talenti Lynch aveva anche quello musicale: aveva realizzato vari dischi di musica ambient e sperimentale. Era anche pittore, fan di Francis Bacon e Oskar Kokoschka: le sue opere sono esposte al MoMA di New York. Negli ultimi anni si era dedicato alla meditazione trascendentale, la stessa insegnata da Maharishi Mahesh Yogi ai Beatles. Aveva anche raccontato in un libro (uscito in Italia col titolo Acque profonde) come la meditazione gli avesse cambiato la vita. E per lo sviluppo e la diffusione della MT aveva creato la David Lynch Foundation.

Da tempo era ammalato di un grave enfisema polmonare, conseguenza della sua lunga dipendenza dal fumo, iniziata addirittura quando aveva otto anni. Aveva limitato molto le sue uscite, e non aveva più messo piede su un set. Restano incompiuti molti suoi progetti, fra cui Antelope Don’t Run No More, da una sua sceneggiatura ultimata nel 2010. Non avrebbe più potuto dirigerla lui, ma desiderava che qualcuno raccogliesse il progetto. L’ultima apparizione di Lynch rimarrà, invece, quella come attore in The Fabelmans di Steven Spielberg, in cui Lynch interpretava John Ford e dava al giovane Spielberg la sua lezione di cinema: "Tutto dipende dalla prospettiva. Quando l’orizzonte in una inquadratura è in basso, è interessante. Quando è in alto, è interessante. Quando è al centro, è una palla mortale".