Martedì 6 Agosto 2024
MAURIZIO SACCONI
Editoriale e Commento

L’eccesso di conflittualità frena l’Italia

ll conflitto nella superficie politica e istituzionale, che per ora coinvolge solo lo strato contenuto delle tifoserie, è destinato a penetrare più in profondità e a produrre fenomeni di disgregazione duratura

Da sinistra Giorgia Meloni, Elly Schlein con Stefano Bonaccini, Antonio Tajani, Giuseppe Conte

Da sinistra Giorgia Meloni, Elly Schlein con Stefano Bonaccini, Antonio Tajani, Giuseppe Conte

Roma, 6 agosto 2024 – Fino a che punto la società italiana potrà sostenere una conflittualità politica così esasperata? La politica infatti non è sempre specchio della società, o almeno delle sue pulsioni prevalenti. Lo dimostra il caso di una nazione, quella italiana, che nel confronto con la società francese, con quella spagnola e, in minor misura, con quella tedesca, si presenta ancora relativamente più coesa. Nonostante i divari territoriali, nonostante la forbice dei redditi, nonostante i conflitti etici tra le sue radici cristiane e le nuove tesi antropologiche. L’economia manifatturiera gode di buona salute strutturale anche se vive un rallentamento congiunturale. Crescono i servizi con particolare riguardo alla economia turistica. Perfino l’agricoltura registra la crescente diffusione delle colture specializzate intensive. Il mercato del lavoro conosce i migliori indicatori dall’avvio delle moderne rilevazioni statistiche. Certo, la denatalità rimane un sintomo fortemente negativo del quale almeno stiamo prendendo consapevolezza.

È tuttavia evidente che, a lungo andare, il conflitto nella superficie politica e istituzionale, che per ora coinvolge solo lo strato contenuto delle tifoserie, è destinato a penetrare più in profondità e a produrre fenomeni di disgregazione duratura. Nemmeno l’Olimpiade ha potuto frenare le polemiche. Come il rispetto dei morti avrebbe dovuto sollecitare la ricerca di una memoria condivisa del passato e non ulteriori spaccature del presente. Eppure le grandi aree politiche dovrebbero avere più fiducia in se stesse, nella rispettiva cultura di governo per non offuscarla con le contrapposizioni astratte. Così come dovrebbero ricordare quanto, in memoria di Matteotti, Luciano Violante ha recentemente affermato in parlamento. È statisticamente provato che nessun contendente ha sempre ragione.