Martedì 30 Luglio 2024
GIORGIO COSTA
Economia

Zoppas, presidente dell’Ice: "Il Made in Italy piace ai cinesi. Ora usciamo dai prodotti di nicchia"

Il numero uno dell’Istituto commercio estero: cibo, energia, moda e automotive sono i settori trainanti

Matteo Zoppas, presidente Ice

Matteo Zoppas, presidente Ice

Roma, 30 luglio 2024 – Una Cina molto attenta al made in Italy e un’Italia che, anche se uscita dalla Via della Seta, non rinuncia ad approfondire le ragioni del dialogo e a invertire il trend di un interscambio commerciale attualmente molto squilibrato (nei primi cinque mesi del 2024 le nostre esportazioni verso Pechino sono ammontate a 6,6 miliardi a fronte di 19,7 miliardi di importazioni). E per questa ragione è stata importante la presenza dell’Agenzia Ice, Istituto commercio estero, e del suo presidente Matteo Zoppas. 

Zoppas, come vede le relazioni tra Italia e Cina?

"Il governo italiano è venuto in Cina per ribadire la strategicità del ruolo della Cina come partner dell’Italia. E questo a prescindere dall’uscita dalla Via della Seta. Dal punto di vista dell’industria privata l’approccio è stato di grande interesse e caratterizzato dalla massima disponibilità. Del resto l’interscambio con la Cina è vero che è diminuito dell’10% nel 2023 ma nel 2022 era cresciuto del 37% e siamo del 49,6% sopra al dato preCovid del 2019".

Siamo sulla strada giusta…

"La missione del Governo in Cina è stata più che opportuna e dal punto di vista commerciale le relazioni sono buone. Poi tocca alle imprese fare la loro strada ma le azioni di contesto che, anche come Agenzia Ice, possiamo mettere in atto sono tante a partire dalla promozione del made in Italy e della sempre maggiore conoscenza dei marchi italiani a favore di quella quota di popolazione che ha la capacità economica per avvicinarsi ai nostri prodotti. Missioni come quella che si è svolta con la presenza del premier lasciano una importante ‘eredità di continuità’, per le attività economiche".

Cosa si può fare per favorire la distribuzione del made in Italy?

"Il marchio Italia è conosciuto, credo sia ora di uscire dal contesto dei prodotti di nicchia ed entrare nei canali generalisti. Una presenza, specialmente nell’alimentare, solo nel canale etnico ci penalizza".

Quali sono i settori che più possono avvantaggiarsi del mercato cinese?

"Innanzitutto il cibo, ma sono in ottima posizione anche la moda, l’energia, l’automotive, e l’agritech: i macchinari per l’agricoltura hanno davvero uno spazio importante in cui competere".

Anche in Cina la preoccupazione è quella di inquinare sempre meno?

"Assolutamente sì. Lo Stato cinese punta alla neutralità climatica al 2060. I piani europei prevedono di arrivarci prima, ma lo sforzo della Cina è assolutamente da sottolineare. E poi l’innovazione qui si tocca con mano. E anche il miglioramento dell’inquinamento: qualche anno fa a Pechino non si vedeva la cima dei palazzi dal grigiore, ora la situazione è migliorata".

Sotto il profilo dell’innovazione cosa bolle in pentola?

"Arrivando a Pechino, si vede una modernità inattesa. La Cina da produttore e fornitore dell’Europa e del mondo si sta trasformando e investe sempre più in ricerca e innovazione. Si stima che tra 5 anni la guida autonoma sarà realtà e mentre in Europa si discute di colonnine di ricarica per le auto elettriche qui le stazioni per il cambio della batteria in due minuti sono realtà. Per non dire dell’attenzione al nucleare moderno".