Firenze, 23 novembre 2018 - "A Bruxelles non ci sono né tecnocrati né nemici del popolo: ma regole ben delineate da fare applicare». È un inno all’Europa unita, che metterebbe paura anche agli Usa se «riducesse la frammentazione dei prodotti finanziari» e realizzasse l’«unione di mercati e capitali». Non solo euro, dunque, e non solo politiche comuni – comunque ancora lontane – per far lievitare il peso specifico dell’Europa nel mondo. E’ la ricetta che i governatori di Banca d’Italia, Ignazio Visco, Deutsche Bundesbank, Jens Weidmann, e Banca centrale d’Olanda, Klaas Knot, spiegano con le parole più semplici che la finanza consenta alla platea di quasi mille studenti delle scuole superiori, arruolati nel programma di alfabetizzazione econonomico-finanziaria Young Factor, il top nel nostro Paese, giunto alla quinta edizione nell’ambito del progetto dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, ideato e guidato da Andrea Ceccherini. «Qualcuno malauguratamente a volte suggerisce, anche involontariamente, di abbandonare l’euro», arringa Visco che spinge l’acceleratore sull’euroscetticismo in caduta fra la gente di 12 punti, sul pericolo determinato da un’eventuale uscita dall’euro («Insieme siamo forti») come ben evidenzia l’effetto Brexit, sul no deciso all’inflazione per far ripartire l’economia che è la «tassa più ingiusta perché colpisce i più deboli». L’euro, insomma, non è il male dell’Italia che sta «combattendo sfide che ci sarebbero state anche se fosse rimasta con una moneta sua, a partire dalla globalizzazione», spiega Knot, dicendo che l’Europa ha creato 9 milioni di posti di lavoro «anche se ci sono sacche di disoccupazione ancora forti da vincere». Un’Europa a due velocità? Per Weidmann guai a pensarlo: «Nell’eurozona c’è una sola velocità. L’unico senso in cui si può parlare di Europa a due velocità – dice – è facendo riferimento ai Paesi che hanno scelto di avere la moneta comune e chi invece ha deciso di restarne fuori». «C’è un male da combattere: l’ignoranza». Visco, Knot e Weidmann, con Luis M. Linde (governatore della Banca di Spagna fino al giugno scorso) sposano il modello di Andrea Ceccherini e salgono a bordo dell’Osservatorio. Con la convizione, come spiega bene Ceccherini riprendendo le parole dello storico rettore di Harvard Derek Bok, che «se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza». E in effetti l’Italia è al 31° posto nella classifica dei paesi dove viene fornito il miglior addestramento economico finanziario ai ragazzi.
«Siamo qui, perché tutti noi crediamo che l’ignoranza costi. E che l’ignoranza economico finanziaria costi un prezzo carissimo. Un prezzo che nessuna economia può permettersi», dice il presidente dell’Osservatorio permanente Giovani-Editori. Al primo posto in classifica Usa, poi Singapore, Germania, Svizzera e Giappone. Guardando a chi è dietro, Portogallo e Grecia, Ceccherini teorizza l’equazione: «Meno alfabetizzazione uguale più crisi», tesi sostenuta anche dal tedesco Weidmann («Quello dell’Osservatorio è un bel progetto, perché più si sa più si ha fiducia») e dall’olandese Knot: «Vorrei sottolineare l’importanza dell’Osservatorio – dice – E’ fondamentale che gli studenti familiarizzino con economia e finanza, la conoscenza dà stabilità. Le persone hanno comprato strumenti finanziari senza sapere cosa compravano. Non deve succedere».