Giovedì 14 Novembre 2024
FRANCA FERRI
Economia

Twitter (ora X) a pagamento? Cosa c’è dietro la frase di Elon Musk

Potrebbe essere un passaggio cruciale verso quella trasformazione che frulla nella testa del magnate. Anche Meta ci pensa

Elon Musk al Congresso Usa per l'incontro sull'Intelligenza Artificiale

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New York, 19 settembre 2023  – La piattaforma X, ovvero l’ex Twitter, potrebbe diventare a pagamento. Non solo gli account ‘con la spunta blu’, come accade già da ora, ma tutti gli account. A dirlo è stato Elon Musk, che di X è il proprietario dall’ottobre scorso, parlando con il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Musk contro i bot

“Ci stiamo muovendo verso un piccolo pagamento mensile per l’utilizzo del sistema”, ha detto ieri Musk. Secondo il multimiliardario sudafricano, che è proprietario di Tesla e SpaceX, oltre che di X, mettere tutto il social a pagamento è l’unica mossa possibile per evitare i bot, gli account automatici che simulano i comportamento umani, ad esempio rilanciando i tweet in modo meccanico. Cosa che su X accade spesso, e non per fini lodevoli: molti bot vengono utilizzati per per amplificare artificialmente i messaggi politici o alimentare l’odio razziale.

I messaggi antisemiti

Non è un caso che Musk ne abbia parlato nel colloquio con Benjamin Netanyahu: il premier israeliano aveva a sollevato proprio la questione dell’antisemitismo online e di come X potrebbe “impedire l’uso di bot - eserciti di bot - per riprodurlo e amplificarlo”. Il colloquio è stato ritrasmesso in diretta su X.

Cosa ha risposto Elon Musk

E così Musk ha risposto che l’azienda si sta “muovendo verso un piccolo pagamento mensile per l’utilizzo del sistema X”. “E’ l’unico modo che mi viene in mente per combattere vasti eserciti di robot”, ha detto. Perché un robot costa una frazione di centesimo - chiamiamolo pure centesimo - ma se qualcuno deve pagare anche pochi dollari, una cifra minima, il costo effettivo dei robot è molto alto”. E poi, ha aggiunto “bisogna anche avere un nuovo metodo di pagamento ogni volta che si ha un nuovo robot”.

Verifiche in corso

Trattandosi di Musk, è sempre difficile capire se le sue uscite sono idee estemporanee o raccontano progetti già pronti al lancio. La Bbc, che ha contattato la società di Musk per ulteriori dettagli, non ha ancora ricevuto risposta. Da quanto l’imprenditore ha rilevato Twitter, nell’ottobre scorso, per 44 miliardi di dollari, ha apportato moltissime modifiche alla struttura e all’operatività dell’azienda, non solo il cambio di nome: ha licenziato migliaia di dipendenti, tolto la moderazione ai commenti e cambiato altre funzioni.

Cosa si paga già oggi su X?

Il social è ancora gratuito per la maggior parte gli utenti. Con otto dollari al mese, gli utenti possono accedere a un servizio migliorato, che si chiama X Premium. Gli abbonati paganti hanno più funzionalità, come post più lunghi e maggiore visibilità sulla piattaforma.

Il difficile equilibrio economico

Rendere tutto X a pagamento, se da una parte porterebbe più introiti nella casse di Musk, dall’altra rischia di ridurre grandemente il numero degli utenti, il che porterebbe a sua volta a un calo degli introiti pubblicitari, che attualmente rappresentano la stragrande maggioranza dei proventi dell’azienda. La pubblicità è già in calo vertiginoso: lo stesso Musk, a luglio ha ammesso che quest’anno le entrate pubblicitarie si sono dimezzate. Non a caso, lo stesso Musk ha detto più volte che “X potrebbe fallire”.

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La app all-in-one

Nelle intenzioni di Musk X non fallirà, anzi diventerà sempre più centrale nella vita quotidiana, trasformandosi da social di opinione a social di servizi, come fare acquisti o pagamenti digitali, sulla falsariga della cinese WeChat. In questo scenario, avere già solo utenti registrati, con un un sistema di pagamento ‘di appoggio’ già definito, è sicuramente un bel passo avanti.

Anche Meta ci pensa

Ci sono diversi indizi che puntano a una ipotesi clamorosa: l’era dei social network completamente gratis, come li abbiamo conosciuti finora, potrebbe essere agli sgoccioli. Non solo per l’ipotesi di tutta X a pagamento (non solo gli account premium): a inizio settembre, il New York Times ha rivelato che Meta starebbe studiando una forma di pagamento per gli account europei su Facebook e Instagram. In questo caso, però, l’esigenza non sarebbe quella di incassare, ma di evitare problemi con la normativa europea sulla privacy. Agli utenti paganti verrebbe offerto infatti un social senza pubblicità.

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Quali limiti alla libertà di espressione?

Durante i colloquio, però, Netanyahu, ha sollevato un problema ben più ampio: “Spero che lei possa trovare, all’interno dei confini del Primo Emendamento (che garantisce la libertà di espressione, ndr) , la capacità di fermare non solo l’antisemitismo, o di ridurlo nel miglior modo possibile, ma anche qualunque forma di odio collettivo verso il popolo che l’antisemitismo rappresenta”, ha esortato il primo ministro israeliano. E ha aggiunto: “La incoraggio a trovare un equilibrio. È una cosa difficile”.

Argomento su cui Musk però la pensa in modo molto indipendente, come ha dimostrato in questi mesi di gestione di X: “La libertà di espressione significa che a volte qualcuno che non ti piace sta dicendo qualcosa che non ti piace. Se non c’è questo, allora non c’è libertà di espressione”, ha risposto, pur sostenendo di essere personalmente contro ogni forma di antisemitismo.

Il pensiero di Musk sulla libertà di espressione non è certo una notizia: da quanto è proprietario dell’ex Twitter ha rimosso la moderazione dei contenuti e ha ripristinato account precedentemente vietati, tra cui quello dell’ex presidente Usa Donald Trump.