Venerdì 21 Febbraio 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Welfare: gli italiani spendono 138 miliardi di euro per salute e assistenza

Presentato oggi a Roma il Rapporto ‘Sussidiarietà e... welfare territoriale’

La presentazione del Rapporto a Roma

La presentazione del Rapporto a Roma

Roma, 21 febbraio 2025 – Gli italiani nel 2024 hanno speso 138 miliardi di euro per il “welfare familiare, soprattutto alle voci salute e assistenza ad anziani e disabili. Ogni famiglia, dunque, ha speso circa 5.400 euro.

Un ammontare di risorse significativo sia a livello complessivo sia per ogni nucleo familiare. Che colma le carenze lasciate in molteplici settori dal welfare pubblico. Anche se la Penisola è al secondo posto in Europa per la spesa sociale, con circa 620 miliardi di euro, pari al 30% del Prodotto interno lordo.

Il rapporto sulla sussidiarietà

È uno degli eventi più rilevanti che emerge dal Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà (FPS), ‘Sussidiarietà e... welfare territoriale’, presentato oggi a Roma al Centro Convegni Carlo Azeglio Ciampi della Banca d’Italia. Un appuntamento che ha visto la presenza di autorevoli donne e uomini delle istituzioni che presiedono alla spesa pubblica: dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, a Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, da Lilia Cavallari, presidente Ufficio parlamentare di Bilancio, a Francesco Maria Chelli, presidente Istat, Galeone, direttore IFEL, Daria Perrotta, ragioniere generale dello Stato, e Lorenza Violini, professoressa di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano.

“Solidarietà per i fragili e società più coesa”

“Investire sullo stato sociale, sulla sua universalità e inclusività, non è solo un dovere di solidarietà verso i più fragili, ma significa anche costruire società più coese, sistemi più resilienti e una crescita economica più stabile - avvisa Vittadini -. È venuto il momento di rinnovare il patto sociale che ci unisce, con la cultura della sussidiarietà, che è ricerca del bene comune attraverso la messa a sistema del contributo di tutti. Più società e più Stato insieme”.

Il welfare italiano

Il Rapporto analizza il welfare italiano, in particolare quello territoriale, ovvero l’insieme dei servizi sociali di competenza dei Comuni che comprendono l’assistenza verso anziani, famiglie e soggetti minori in stato di bisogno, disabili, soggetti affetti da dipendenza, indigenti, persone emarginate dal lavoro.

Povertà e disuguaglianza, che i servizi di welfare sono chiamati a limitare, stanno peggiorando: il 5% delle famiglie possiede il 46% della ricchezza, mentre quasi il 10% della popolazione è in difficoltà.

Particolarmente grave la situazione delle famiglie con persone disabili: oltre un quarto (28,4%) è a rischio povertà o esclusione sociale. La ricerca segnala che negli ultimi tre anni una quota significativa (oltre il 67%) di chi ha richiesto assistenza ha incontrato difficoltà o impossibilità di accesso ai servizi del welfare territoriale.

Spesa disomogenea

La ricerca segnala la disomogeneità della spesa, con una crescente disparità territoriale tra Nord e Sud, tra aree urbane e periferiche, e tra zone interne e no. L’attuale sistema di welfare non è ben visto dagli italiani. Solo il 38% dei cittadini promuove le politiche per la lotta alla povertà e al disagio sociale.

Nel nostro Paese le prestazioni pensionistiche (vecchiaia, invalidità e reversibilità) assorbono quasi la metà delle risorse del welfare, mentre alle politiche sociali (famiglie e minori, disabilità e disoccupazione) è destinato meno del 20%.

La sostenibilità è in crisi? 

La sostenibilità nel lungo periodo appare critica. Il welfare territoriale in Italia è caratterizzato da un complesso reticolo istituzionale, con competenze distribuite tra Stato, Regioni e Comuni, carenza o assenza di coordinamento e potenziali conflitti. Una situazione che causa sovrapposizioni, sprechi e inefficienze.

Il sistema è sbilanciato verso il trasferimento monetario rispetto alla più efficace offerta di servizi; è incentrato sull’offerta di servizi parcellizzati e non sulla presa in carico della persona; ha una governance policentrica che causa duplicazioni e inefficienze; il rapporto pubblico-privato sociale è troppo soggetto alle regole di mercato; manca un sistema di monitoraggio dei bisogni e di valutazione della qualità dei servizi.

Dal Rapporto emerge l’importanza di passare da una visione “amministrativa” dei bisogni a un approccio olistico che riconosca la complessità e la specificità delle esigenze individuali e comunitarie, mettendo al centro la persona.

Cinque proposte per migliorare

Il Rapporto contiene alcune proposte per migliorare la situazione.

1. La presa in carico della persona, che parta dalla valutazione del complesso dei suoi bisogni per poi individuare il piano di servizi più appropriato.

2. La progettazione integrata dei servizi e un sistema di valutazione della loro qualità.

3. La creazione di centri territoriali per servizi integrati e accessibili.

4. Una regia centrale dei flussi di spesa, l’incremento delle risorse, con investimenti sul capitale umano.

5. Il rafforzamento della collaborazione tra pubblica amministrazione e Terzo settore che parta dell’analisi dei bisogni ed esca dalle logiche di mercato.