Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Volkswagen, choc in Germania. “Vuole chiudere 3 stabilimenti e tagliare migliaia di posti di lavoro”

L’allarme lanciato dal Consiglio aziendale: il piano prevede anche la riduzione di tutti gli stipendi del 10% e il congelamento nel 2025 e nel 2026. Il sindacato IG Metall: “Una pugnalata al cuore”

Uno stabilimento Volkswagen (foto Afp)

Uno stabilimento Volkswagen (foto Afp)

Roma, 28 ottobre 2024 - Choc in Germania: Volkswagen vuole chiudere almeno tre fabbriche e tagliare decine di migliaia di posti di lavoro, secondo quanto annunciato dal Comitato aziendale del principale gruppo automobilistico europeo. Il piano prevede anche la riduzione di tutti gli stipendi del 10% e il congelamento nel 2025 e nel 2026, si legge in un comunicato, parlando anche di trasferimenti all'estero di molte attività e reparti del gruppo attualmente con sede in Germania. La notizia conferma l'anticipazione di Bloomberg News e fa aumentare ulteriormente la preoccupazione per la crisi del mercato dell’auto.

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La rabbia del sindacato

"È una profonda pugnalata al cuore" dei lavoratori della Volkswagen: così il sindacato IG Metall ha contestato e respinto i piani di chiusura degli impianti, definiti "inaccettabili". Il sindacato ha minacciato conseguenze. "Questi piani aggressivi del consiglio di amministrazione non sono in alcun modo accettabili e rappresentano una rottura con tutto ciò che abbiamo sperimentato in azienda negli ultimi decenni", ha affermato il responsabile distrettuale dell'IG Metall Thorsten Gröger. Secondo il Consiglio di fabbrica del Gruppo, il gruppo sta pianificando la chiusura di almeno tre siti in Germania e il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro.

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Gli stabilimenti (a rischio)

Particolarmente a rischio sarebbe lo stabilimento di Osnabrueck, che di recente ha perso una commessa sperata da Porsche. La Volkswagen impiega circa 120.000 persone in Germania, di cui circa la metà a Wolfsburg. Il marchio VW gestisce un totale di dieci stabilimenti in Germania, di cui sei in Bassa Sassonia, tre in Sassonia e uno in Assia. A settembre, VW ha cancellato il programma di sicurezza del lavoro in vigore da oltre 30 anni.

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La posizione di Scholz

"Che Vw sia in una situazione difficile è risaputo. Ma per ora non ci sono notizie ufficiali e dobbiamo aspettare che Volkswagen chiarisca", ha detto il portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz, Wolfgang Buechner, in conferenza stampa a Berlino. Il portavoce ha ricordato che il Kanzler ha già affermato nelle scorse settimane che "le eventuali decisioni sbagliate del management non debbano ricadere sulle spalle dei lavoratori e che si debbano mantenere i posti di lavoro". 

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Le reazioni italiane

"La notizia sulla probabile chiusura di altri tre stabilimento Volkswagen e del taglio degli stipendi ci dice quanto abbiamo sbagliato nelle scelte ideologiche nella partita automotive", ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, all'assemblea dell'Unione Industriali di Torino. "Oggi la questione deve essere come emettere meno Co2, non si può essere obbligati a usare una tecnologia, dobbiamo mettere al centro la neutralità tecnologica. Dobbiamo investire nelle nuove tecnologie e non disperdere quello che sappiamo fare", ha sottolineato.

"Non c'è tempo da perdere – ha detto il ministro delle Imprese Adolfo Urso -. Non si può aspettare la fine del 2026, come previsto dal regolamento sui veicoli leggeri, per esaminare quello che è accaduto ed eventualmente modificare la rotta. Non si può aspettare la fine del 2027, come previsto dal regolamento sui veicoli pesanti, per vedere quello che accade e poi eventualmente modificare la rotta. Non ci sarà più l'industria dell'auto nel 2027". E ancora: "Pensi a che punto è la crisi dell'auto europea - ha detto Urso - Chi è che per prima ha detto che la strada era sbagliata? Chi è che per prima ha detto che in Italia e in Europa la strada è sbagliata? Il governo di Giorgia Meloni. E ora i dati, anche i dati della Germania, di quella che è la potenza automobilistica europea, ci danno purtroppo ragione". Secondo il ministro ora occorre "anticipare le decisioni su quelle clausole di revisione già previste nei regolamenti all'inizio del prossimo anno, così da decidere insieme cosa modificare per salvaguardare l'industria europea. Perché altrimenti, alla fine del percorso, nel 2035, non avremo un'industria net zero, avremo zero