Roma, 24 novembre 2023 – Il 49% delle donne dichiara di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita. Percentuale che sale al 67% tra le donne divorziate o separate. Più di una donna separata o divorziata su 4 (28%) dice di aver subito decisioni finanziarie prese dal partner senza essere stata consultata prima. Eppure, la violenza economica è considerata “molto grave” solo dal 59% degli italiani.
È quanto emerge dal report di WeWorld, realizzato con Ipsos, “Ciò che è tuo è mio. Fare i conti con la violenza economica”.
Cosa si intende per violenza economica?
La violenza economica è rappresentata da tutti quei comportamenti che limitano la capacità della donna di acquisire, utilizzare e mantenere risorse economiche. Un abuso che si manifesta soprattutto all'interno di relazioni intime e familiari e può essere parte di un ciclo più ampio di violenza. È una forma subdola e meno riconosciuta di abuso contro le donne. Tra le varie manifestazioni di violenza, ci sono:
- il controllo (fare domande alla vittima su come ha speso il denaro)
- lo sfruttamento (l’autore della violenza usa le risorse economiche e finanziarie della vittima a suo vantaggio)
- il sabotaggio economico (impedire alla vittima di cercare o mantenere un lavoro).
Violenza e stereotipi
Esiste poi una relazione tra violenza di genere e stereotipi. Una parte significativa degli intervistati (il 27%, quindi più di uno su quattro), per esempio, ritiene che la violenza dovrebbe essere risolta all'interno della coppia. E una percentuale considerevole (il 15%) pensa che la causa della violenza siano “comportamenti provocatori delle donne”.
I dati
Risulta che solo il 59% dei cittadini considera la violenza economica molto grave, mentre per il 9% delle donne separate o divorziate gli atti persecutori rappresentano la forma più grave di violenza. Dopo la separazione o il divorzio, molte donne riportano un peggioramento della situazione economica e alcune trovano difficoltà a trovare un lavoro sufficiente al sostentamento.
Come contrastare la violenza economica contro le donne?
Innanzitutto, secondo WeWorld, con la prevenzione: l’introduzione di curricula obbligatori di educazione sessuo-affettiva e economico-finanziaria nelle scuole e con campagne di sensibilizzazione per la cittadinanza.
Il reddito di libertà
Poi, con l’adozione di una definizione condivisa di violenza economica e con l’attuazione della Legge 53/2022, riservando attenzione alla raccolta e monitoraggio di dati. Infine con l’intervento: dai maggiori finanziamenti al “reddito di libertà” (sostegno economico per donne che cercano di allontanarsi da situazioni di violenza e sono in condizione di povertà) all’allargamento della filiera dell'antiviolenza a istituti finanziari con ruolo di “sentinella”.
WeWorld
“La violenza economica, come tutti gli altri tipi di violenza, ha radici ben precise in sistemi socioculturali maschio-centrici e patriarcali che alimentano asimmetrie di potere – commenta Martina Albini, coordinatrice del centro studi di WeWorld – Per questo è necessario un approccio trasversale che sappia sia includere gli interventi diretti, sia stimolare una presa di coscienza collettiva a tutti i livelli della società”.