Pronti i 26 ’occhi’ che scruteranno il cosmo alla ricerca di nuovi mondi. Una tecnologia sviluppata da Leonardo che ha completato con successo la consegna dei 26 telescopi che comporranno la missione per lo studio dei pianeti extrasolari denominata Plato (PLAnetary Transits and Oscillations of stars) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).
Plato pone l’Italia in prima linea nella ricerca dei cosiddetti ’esopianeti’, ovvero pianeti fuori dal sistema solare simili alla Terra in cui potrebbero essersi sviluppate forme di vita. Un viaggio affascinante che apre nuove domande sul nostro futuro.
"Il fine della missione – afferma il program manager dell’Agenzia spaziale italiana, Mario Salatti – è quello di trovare pianeti simili e vicini al nostro, in modo da poterli caratterizzare meglio da terra e magari, con il progresso delle tecnologie aerospaziali, nel tempo raggiungerli. Per fare questo, il progetto ha visto la realizzazione dei 26 piccoli telescopi a grande campo che lavorando insieme sono in grado di vedere in ogni istante una porzione di cielo molto grande, pari a 10mila lune piene circa. In questo modo è possibile tenere sotto occhio migliaia di stelle, puntando a studiarne i passaggi attraverso il metodo dei transiti (determinato dalla diminuzione della luce della stella al passaggio del pianeta)". "La missione – spiega la direttrice scientifica Inaf, Isabella Pagano – è diventata possibile grazie a questa nuova tecnologia che non avevamo. Ma siamo il Paese di Galileo, non potevamo sottrarci".
È la prima volta che un satellite per lo studio dell’universo sarà dotato di una batteria di 26 telescopi, invece di uno solo. Una scelta frutto dell’esigenza di ottenere sia la precisione, sia l’ampio campo visivo necessari per la raccolta dei dati. Realizzati da Leonardo nel sito di Campi Bisenzio (Firenze) – culla dell’innovazione ottica europea – sono stati consegnati ben tre modelli ogni due mesi grazie anche alla digitalizzazione dei processi in fase di integrazione e test. Infatti, se per degli strumenti scientifici altamente sofisticati è raro poter garantire questa rapidità nella produzione, l’utilizzo di gemelli digitali (digital twin) dei telescopi nella fase di definizione del processo produttivo ha consentito di velocizzare i tempi.
"È stata una sfida – commenta Andrea Novi di Leonardo, che ha coordinato la produzione –. Per realizzare i telescopi abbiamo avuto un approccio innovativo. Il compito era produrre in maniera industriale un oggetto che abitualmente è unico. Nato per lo spazio, il telescopio funziona a temperatura criogenica -80 gradi. Abbiamo realizzato simulazioni sui singoli pezzi poi, assemblato l’oggetto, abbiamo effettuato un solo raffreddamento per capirne il funzionamento. Il risultato è stato eccellente. Tutti i telescopi hanno avuto le massime performance e siamo riusciti a consegnare in tempi brevi l’intero lotto".
Ogni telescopio è una finestra aperta sull’ignoto, un vero capolavoro di ingegneria ottica e collaudato simulando le condizioni di vuoto e temperature estreme dello spazio. I 26 telescopi saranno montati sul satellite in 4 gruppi, altri due saranno dedicati a osservare stelle molto brillanti e faranno da guida al puntamento del satellite, che sarà lanciato a dicembre ’26. Il satellite combinerà i dati raccolti su dimensione, massa ed età dei sistemi planetari individuati, in una sinfonia tecnologica che promette di rivelare migliaia di nuovi pianeti, alcuni potenzialmente abitabili, contribuendo a realizzare un nuovo atlante dell’universo.