Dal taglio dell’Irpef per i redditi fino a 60 mila euro all’aumento delle pensioni minime, dalla flat tax per i dipendenti al canone Rai. Sono solo i nodi più avviluppati da sciogliere per far decollare in Parlamento la manovra. E toccherà direttamente ai leader dei partiti di maggioranza sbrogliare la matassa in un vertice ad hoc che Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani terranno nei prossimi giorni al ritorno della premier dal Sud America. E un indice del fatto che ci sia più di un nodo da sciogliere arriva dallo slittamento dei tempi del decreto fiscale in Senato. Anche se il Ministero dell’Economia mantiene la linea dell’ottimismo sull’andamento del Pil, confermando l’asticella all’1% che è due-tre decimi di punto superiore alle stime degli altri previsori. Mentre dall’Ocse arriva la doccia fredda sulla pressione fiscale, che vede l’Italia al terzo posto tra i Paesi dell’area.
I NODI
Ad annunciare che nei prossimi giorni (probabilmente nel weekend o lunedì prima del Consiglio dei ministri) si terrà una riunione tra i leader è il presidente azzurro Tajani. "Ci vedremo presto con Meloni e Salvini per fare un quadro generale", fa sapere ribadendo i punti sui quali Forza Italia chiede un intervento in manovra: taglio al 33% del secondo scaglione Irpef ed ampliamento della platea; innalzamento delle pensioni minime; stop alla misura sui revisori del Mef ("una norma assurda") e ripristino della soglia di fatturato sulla web tax. Tutti piatti che entreranno a far parte del menu del vertice di maggioranza. Così come il canone Rai. Nel decreto fiscale è presente un emendamento della Lega che chiede di confermare l’abbassamento da 90 a 70 euro del canone. Un punto sul quale il leader del Carroccio continua a insistere. E c’è chi parla addirittura di un possibile incrocio della vicenda con la richiesta di FI contenuta in un altro emendamento al fiscale: uno scudo penale per reati minori (l’omesso pagamento dell’Iva e delle ritenute e la compensazione indebita) per chi ha regolarizzato la sua situazione fiscale.
GLI EMENDAMENTI
Le richieste della Lega si concretizzano anche negli emendamenti super-segnalati. Tra gli altri quello sull’estensione a 50mila euro delle retribuzioni da dipendente sotto i quali si può accedere alla flat tax per le partite Iva. Ma anche gli ulteriori tre miliardi per il Ponte. Un tema sul quale l’opposizione va all’attacco. Non sono, tra l’altro, solo gli alleati di maggioranza ad avanzare richieste ma anche i ministeri. Così Paolo Zangrillo si augura che in Parlamento ci sia spazio per rivedere la stretta sul turn over della P.a. e quello della Salute Orazio Schillaci punta sull’incremento delle indennità specifiche, defiscalizzazione e flat tax le possibili soluzioni sulle quali il confronto è aperto. Compromesso trovato, invece, sui buoni pasto. Dal primo gennaio anche nel settore privato il tetto alle commissioni che possono applicare i gestori dei ticket sarà del 5%, come avviene già nel pubblico. La novità, richiesta a gran voce dalla grande distribuzione, varrà però solo per i buoni di nuova emissione, mentre per quelli in circolazione rimarranno in vigore le condizioni esistenti fino al 31 agosto 2025.
OBIETTIVO 1% DI CRESCITA
A Via XX Settembre, al momento, l’andamento dell’economia fa ben sperare. "A meno di condizioni diverse, esogene rispetto al sistema Paese", credo che "l’1% possa essere centrato", avvisa il sottosegretario all’Economia Federico Freni, che sfodera sicurezza: "Se potessi firmare un assegno sull’1% lo firmerei, sono tanti anni che sono al Mef e raramente abbiamo sbagliato le previsioni". E anzi alza la posta: "Se dovessero cessare gli scenari di guerra in Medio Oriente e Ucraina", soprattutto lato Ucraina, si potrebbe anche "salire un po’ di più".