Lunedì 25 Novembre 2024
ELENA COMELLI
Economia

Tim, al traguardo la vendita della rete a Kkr. Nasce FiberCop

L’obiettivo è abbattere il debito che ha frenato a lungo la capacità di investimento

L'amministratore delegato TIM Pietro Labriola (Ansa)

L'amministratore delegato TIM Pietro Labriola (Ansa)

Milano, 1 luglio 2024 – Tim ha venduto la rete per 18,8 miliardi di euro, che potrebbero salire a 22 in caso di cessione di Open Fiber. Dopo decenni di studio e di trattative, l’ex monopolista ha ceduto la sua infrastruttura alla holding costituita da Kkr, Abu Dhabi Investment Authority, Canada Pension Plan Investment Board, ministero dell’Economia ed F2i. L’obiettivo è abbattere il debito che ne ha frenato a lungo la capacità di investimento. Ieri, nello studio milanese del notaio Carlo Marchetti, è stata perfezionata l’operazione destinata a segnare una svolta nella storia italiana delle tlc. E a cambiare il datore di lavoro per oltre 36mila dipendenti. L’affare crea due nuove società distinte: FiberCop, questo sarà il nome della nuova società della rete, e la nuova Tim. Ai vertici di FiberCop l’attuale presidente Massimo Sarmi si avvia verso la riconferma; per il posto di ad sarebbe stato individuato Luigi Ferraris, già ad di Ferrovie. FiberCop nasce con circa 4 miliardi di ricavi, 2 miliardi di margine operativo e oltre 20mila dipendenti.

La società della rete avrà debiti per 6,5 miliardi, di cui 5,5 trasferiti da Tim. A questi si aggiungono 3-4 miliardi di debiti bancari in capo alla holding di FiberCop e funzionali all’acquisto della rete. Nella nuova Tim, il ceo Pietro Labriola si troverà a gestire circa 16.700 dipendenti, 14,5 miliardi di ricavi attesi nel 2024, un margine operativo di 3,75 miliardi, frutto per il 70% delle attività in Brasile e dei servizi alle imprese. Soprattutto, il gruppo potrà alleggerire il debito, previsto a 7,5 miliardi a fine anno senza considerare l’incasso dalle possibili cessioni dei cavi sottomarini Sparkle al governo e del 3% delle torri Inwit. In tutto questo, resta il contenzioso aperto con il primo azionista di Tim, la francese Vivendi, che detiene il 23,75% di Tim e che si è rivolta al tribunale contestando le modalità con cui il cda ha dato disco verde alla cessione della rete.