Roma, 18 novembre 2023 – Il colosso farmaceutico Pfizer si prepara ad archiviare una settimana assai complicata sui mercati finanziari, cominciata con un deciso tonfo nella giornata di lunedì 13 e proseguita in maniera piuttosto altalenante, fino al timido rialzo di giovedì 15.
In realtà, l’intero 2023 è stato un anno da dimenticare per Pfizer: il cattivo andamento delle azioni sarebbe da attribuire, secondo gli analisti, al calo della domanda globale dei prodotti messi a punto per contrastare l’epidemia da Covid-19.
Il crollo delle azioni
Lunedì le azioni Pfizer sono scivolate dell’1,6%, chiudendo a 28,96 dollari: è il valore più basso dal 26 marzo 2020. Escludendo marzo 2020, quando il mercato azionario crollò brevemente a causa dei vari lockdown imposti dai governi, il prezzo delle azioni Pfizer ha raggiunto i minimi storici da dicembre 2016.
Le azioni Pfizer sono scese di oltre il 50% dal picco di 57 dollari fatto registrare a dicembre 2021. Un crollo che è coinciso con una significativa riduzione delle vendite dei due prodotti di punta contro il Coronavirus: l’antiretrovirale orale Paxlovid e il ben noto vaccino mRna Pfizer-Biontech. Dopo aver registrato ricavi e profitti record nel 2022, i primi nove mesi dell’anno hanno fatto registrare un vero e proprio tracollo per la casa farmaceutica statunitense, che ha dichiarato, in una nota del 31 ottobre, un calo del 42%, oltre alla prima perdita trimestrale dal 2019. Da dicembre 2021, la capitalizzazione di mercato di Pfizer ha subito una perdita di 170 miliardi di dollari.
Non va meglio alle altre multinazionali del farmaco
Anche altri titoli farmaceutici - che avevano registrato un’impennata nel corso della pandemia, soprattutto a seguito dell’adozione di trattamenti anti-Covid - hanno visto un importante rallentamento: tra questi, Moderna (in calo di circa l’80% rispetto al picco del 2021), BioNTech (-70% rispetto al picco del 2021) e Johnson & Johnson (-20% rispetto al picco del 2021). Tornando a Pfizer, la società ha tagliato le previsioni per l’ultimo trimestre del 2023, viste le vendite del vaccino diminuite del 70% su base annua e i ricavi di Paxlovid a quota -95% su base annua.
I titoli in ascesa
I listini mostrano che gli equilibri sui mercati finanziari sono radicalmente cambiati, soprattutto nel settore dei farmaceutici. Le case Eli Lilly (multinazionale con sede a Indianapolis, una delle prime 15 ‘big pharma’ al mondo per fatturato, pari a 28,5 miliardi di dollari 2022) e Novo Nordisk (colosso danese, produttore del 49% dell’insulina globale) sono entrambe cresciute di oltre il 70% negli ultimi 12 mesi, grazie soprattutto agli investimenti nello sviluppo di nuovi rimedi contro il diabete e l’obesità. Attualmente, le due aziende farmaceutiche sono quelle di maggior valore al mondo per capitalizzazione di mercato. Pfizer, che alla fine del 2021 valeva più sia di Eli Lilly che di Novo Nordisk, ora vale meno della metà di ciascuna di esse.
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