Sabato 27 Luglio 2024
Giorgio Costa
Economia

Torna l’inflazione in Usa, si allontana l’ipotesi abbassamento dei tassi

Una tendenza che rischia di condizionare l’ipotesi di abbassamento dei tassi anche da parte della Bce in Europa

Roma, 15 febbraio 2024 – L’inflazione riprende forza negli Usa e si allontana l’ipotesi di un calo dei tassi negli Stati Uniti a marzo e, in prospettiva, ovunque. Per il ‘re di bond’, Jeffrey Gundlach, CEO di Doubleline Capital, il mercato ha sovraprezzato moltissimo il numero di tagli dei tassi da parte della Fed nel 2024. “Sei tagli da maggio all’inizio dell’anno mi paiono davvero tanti, specie in un momento in cui gli Usa si focalizzano sulle elezioni”, ha dichiarato Jeffrey Gundlach. E la doccia fredda ha subito investito i mercati finanziari con le borse in calo così come i prezzi delle obbligazioni; ma l’effetto è durato meno di un giorno visto che poi nella giornata di mercoledì i listini si sono ripresi e anche oggi appaiono ben intonati.

Inflazione, un supermercato Usa (foto iStock)
Inflazione, un supermercato Usa (foto iStock)

Ma vediamo la genesi della doccia fredda di martedì quando il Bureau of Labor Statistics ha pubblicato i dati sull’inflazione relativa al mese di gennaio negli Stati Uniti. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha evidenziato, su base annuale, un rialzo del 3,1%, superiore rispetto alle attese del mercato fissate al 2,9% (a dicembre al 3,4%). Su base mensile il CPI ha mostrato una variazione del +0,3% (aspettative fissate per un +0,2%, mese precedente +0,2%). L’indice core (ovvero esclusi energetici ed alimentari) ha mostrato una crescita del 3,9% (previsioni del mercato al 3,7%, a dicembre +3,9%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,4%, superiore alle attese (a dicembre +0,3% m/m).

“Le cifre sull’inflazione hanno evidenziato – spiega Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia – pressioni inflazionistiche ancora forti. Tenendo conto anche delle cifre robuste sul mondo del lavoro (NFP di gennaio) crediamo che le possibilità che il FOMC, la commissione operativa della Federal Reserve, possa decidere di tagliare i tassi di interesse nei prossimi mesi siano vicine allo zero. A nostro avviso diventa sempre più probabile lo scenario che prevede un taglio del costo del denaro da parte della FED in estate, riunione di luglio”.

La reazione sui mercati finanziari è stata violenta visto che la maggior parte degli operatori scontava un taglio del costo del denaro tra marzo e maggio. Gli indici azionari USA hanno perso notevolmente. L’indice tecnologico Nasdaq è sceso di quasi il 2%, quello dello small/mid cap Russell 2000 oltre i 3 punti percentuali. Vendite anche sull’equity europeo e forti acquisti sul dollaro che guadagna tanto terreno contro le principali divise internazionali.

Intanto, i prezzi dell'oro si sono mantenuti vicino ai minimi di due mesi giovedì, mentre i trader hanno valutato le osservazioni contrastanti dei funzionari della Federal Reserve degli Stati Uniti sui dati di gennaio sull'inflazione, più caldi del previsto, che hanno innescato una frenata sulle speranze di tagli dei tassi di interesse anticipati e più profondi.

E il dato americano rischia di avere un impatto anche sulla traiettoria di tagli dei tassi verso la quale sembrava avviata la Bce. E stanno perdendo peso le speranze sulle prime riduzioni del costo del denaro già ad aprile, quando la Bce potrebbe rendersi conto di aver sbagliato le previsioni sulla crescita anche se Christine Lagarde è tornata ad ammettere che le politiche monetarie restrittive, le guerre in Ucraina e in Medio oriente e il rallentamento dell’economia globale rappresentano dei “rischi al ribasso” per il Pil dell’Eurozona.

Con la grande incognita della Germania, la prima economia europea che, come ha fatto notare Michael Hewson, chief market strategist di CMC Markets, “si trova in una situazione difficile con poche prospettive di uscirne: eppure la Bce sembra più preoccupata dell’inflazione che di una depressione”. E il dato dell’Ifo di Monaco sembra confermare il clima negativo: l’indicatore sull’umore delle aziende tedesche è sceso per il secondo mese consecutivo e la Germania è già in una lieve recessione, unico paese europeo ma anche ‘locomotiva’ del continente. E alcuni economisti sono convinti che faticherà a riprendersi anche quest’anno tanto che il Governo federale tedesco ridurrà significativamente la sua previsione di crescita dell'economia tedesca ad appena lo 0,2% in un rapporto che sarà pubblicato la prossima settimana. Tra i fattori che contribuiscono alla contrazione vi è la bassa crescita dell'economia globale. Le cupe prospettive per l'economia tedesca nel 2024 arrivano dopo che il Pil del Paese si è ridotto dello 0,3% nel 2023, sotto la pressione di un'inflazione elevata, di tassi di interesse in aumento e di un'economia globale debole. L'associazione imprenditoriale tedesca BDI ha emesso una previsione altrettanto bassa a metà gennaio per una crescita dello 0,3%, avvertendo che l'economia era in una "fase di stallo" mentre il Ministro dell'Economia Robert Habeck ha affermato che “il Paese sta perdendo la sua competitività su scala globale”.