Roma, 1 febbraio 2025 – La notizia arriva nella tarda serata di ieri e appare subito destinata a diventare un altro colpo a sorpresa nel risiko bancario-assicurativo che sta andando in scena in queste settimane. Unicredit, secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, si sta muovendo per conquistare una quota del 4-5 per cento delle assicurazioni Generali. E, dunque, la banca guidata da Andrea Orcel apre un nuovo fronte dopo Commerz e Banco Bpm, perché non è escluso che possa salire ancora e, secondo alcuni osservatori, affiancare in questo caso Mediobanca nella partita che la vede opposta a Mps, con i soci Delfin e Caltagirone, a difesa del Leone. La quota è stata accumulata nel tempo, viene spiegato.
Nulla di strategico. Ma è chiaro che l’investimento ha una sua valenza nel contesto di quella che è una vera e propria guerra finanziaria. Un portavoce della banca in ogni caso assicura: “Unicredit è focalizzato sulle due operazioni Commerz e Banco Bpm”. Quello che appare probabile, allo stato, almeno secondo l’interpretazione del Sole, è che l’operazione di Unicredit farebbe parte di una strategia opportunistica. Nel senso che dietro vi sarebbero motivazioni finanziarie più che di partecipazione strutturale al gruppo triestino.
In sostanza il colosso assicurativo da 48 miliardi di capitalizzazione sarebbe al centro delle mire di Unicredit per il suo appeal speculativo: i titoli della compagnia a 30 euro fanno gola a tanti. Sul complesso del risiko è intervenuto ieri anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’offerta carta su carta di Mps, partecipata dal Mef, su Mediobanca - spiega - “non è una guerra Roma-Milano”, è un’operazione fra banche “internazionali” in cui “lo Stato ha un compito molto chiaro, quello di tutelare gli interessi nazionali con gli strumenti che ci sono, tipo il golden power”.
Il ministro dell’Economia allontana le ipotesi, circolate sulla stampa, secondo cui il governo tedesco avrebbe chiesto aiuto a quello italiano per bloccare la scalata di Unicredit su Commerzbank: “Berlino non chiede l’aiuto all’Italia semplicemente perché ognuno ha a casa propria le proprie decisioni da prendere”. Certo, se la Bce auspica operazioni transfrontaliere e il rapporto Draghi invoca banche e assicurazioni sempre più europee per convogliare il risparmio verso capitale di rischio che finanzi innovazione e startup di un’Europa indietro rispetto a Usa e Cina, il vento che tira fra le capitali europee va in direzione opposta.
E il segnale arriva anche da Giorgetti: “Certamente quello che riconosco al collega tedesco, al collega spagnolo e anche al sottoscritto, è anche il diritto dei governi di dire la loro quando si parla di una cosa importante come il credito di Stato, quindi quello che fa la Germania è legittimo, quello che fa la Spagna è legittimo, quello che fanno gli operatori di mercato bancario è legittimo, ciascuno ha il proprio ruolo”.