Milano, 29 novembre 2024 – "Esiste una legge, esiste il mercato, e una legge di mercato. Poi esiste una legge, che non ho scritto io, che è la legge del golden power, e che il governo valuterà perché deve valutare". Giancarlo Giorgetti torna sulla vicenda Unicredit-Banco Bpm togliendosi i sassolini nelle scarpe dopo le polemiche sull’inopportunità, da parte del governo, di sedersi al tavolo del risiko bancario nella veste di giocatore e non di osservatore imparziale. "Lo prevede la legge, niente di strano – chiarisce il ministro dell’Economia – Lo sa addirittura l’interessato, perché nel prospetto presentato c’è scritto che chiederanno l’autorizzazione per il golden power".
"Quando verrà mandata la richiesta del golden power il governo istruirà la pratica e sono convinto che, a tutela dell’interesse nazionale, lo attiverà" ha aggiunto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini. Sul tema scende in campo anche il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, secondo cui "il pallino di queste operazioni" è "dal punto di vista della supervisione nelle mani della Bce" e "in merito alle decisioni" in quelle "degli azionisti". Per cui "il governo interviene solo se ci sono tematiche di sicurezza nazionale e, in questo caso, non vedo i presupposti" aggiunge il banchiere, che si dice contrario a "interferenze politiche".
"Per le conoscenze che io ho in questa operazione, mi sembra difficile argomentare che ci siano questioni di sicurezza nazionale", chiosa Messina, chiamato in causa per smentire i rumors che lo vedrebbero come cavaliere bianco di Banco Bpm nel contrastare la scalata di Unicredit. "Abbiamo una quota di mercato talmente elevata – spiega il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo – che non possiamo fare nessuna operazione in Italia".
Dopo l’allarme occupazione lanciato dell’ad di Banco Bpm Giuseppe Castagna, l’ipotesi di una fusione con Unicredit turba anche i sindacati. La Fabi si unisce al coro di First-Cisl, Uilca e Cgil e avvia "una riflessione profonda" sulle possibili ricadute occupazionali che Piazza Meda ha quantificato in 6.000 uscite. Cifra che ieri un portavoce di Unicredit ha definito "pura congettura". Il segretario Lando Maria Sileoni, pur riconoscendo che si tratta di un’operazione di mercato, rileva che "i numeri circolati" sono "preoccupanti" e che "le strategie mirate al rafforzamento competitivo non devono tradursi in un prezzo sociale non accettabile".
Intanto il mercato continua a interrogarsi sul prezzo dell’offerta di Unicredit, fissato a 10,1 miliardi: Piazza Affari si aspetta un rialzo, vista la capitalizzazione crescente di Banco Bpm. Ciò darebbe a Orcel la possibilità di continuare a giocare su più fronti: quello tedesco, dove la scalata a Commerzbank richiede tempi lunghi, e quello italiano, dove l’Ops blocca Banco Bpm nella creazione di un terzo polo bancario con Mps, garantendosi più opzioni strategiche. Opzioni che l’agenzia di rating Moody’s ha tenuto in considerazione confermando ieri il rating Baa1 sui depositi e sul debito senior unsecured di Unicredit.