QUANDO c’era ancora il Grande Vecchio, Enzo Ferrari, lo chiamavano il Cremlino. Maranello era una torre d’avorio, un luogo quasi inespugnabile, il simbolo dell’orgoglio Ferrari e della sua unicità nel mondo delle corse. E Luca di Montezemolo, degno erede del Drake, dopo esserne stato il pupillo negli anni Settanta, ha difeso questa singolarità del marchio Ferrari. Si è mosso come un presidente-monarca più che come un manager, ha fatto di Maranello un modello vincente in F1 nell’era Schumacher e un gioiello produttivo capace di resistere al declino delle fortune sportive. Ma questa presa di distanza dalla Casa madre, ieri Fiat e oggi FCA (dopo la fusione con Chrysler), non è piaciuta al plenipotenziario Sergio Marchionne. Con parole dure, quasi brutali, il supermanager ha messo fine al regno di Montezemolo e al suo sogno di dorata indipendenza. Il brand Ferrari, il più conosciuto al mondo, davanti anche alla Coca Cola, deve rientrare nei disegni strategici di FCA, che prepara lo sbarco in Borsa a Wall Street per il prossimo 13 ottobre.
MARCHIONNE vorrebbe presentare agli investitori il volto di una Ferrari vincente e non la pallida Rossa che arranca dietro Mercedes e Williams come a Monza. E la ricandidatura di Montezemolo per i prossimi tre anni da parte del consiglio Ferrari è stata considerata uno sfregio ai diktat di Marchionne e della Fiat all’americana, che evidentemente hanno già deciso l’avvicendamento. Non conta la qualità del lavoro svolto da Montezemolo, non contano i 246 milioni di euro di utili prodotti dalla Ferrari, risultato record di ogni tempo. Oggi a Maranello potrebbero andare in scena i titoli di coda nel previsto incontro fra il presidente della Ferrari e Marchionne. Capiremo se il dissidio finirà in modo ruvido o con una mediazione che renda il trapasso meno traumatico. Le maestranze di Maranello, che hanno incassato un premio di produzione fino a 8 mila euro nel corso del 2013, trattengono il fiato e aspettano qualche segnale che indichi in modo più netto la via del futuro. Di certo sarà difficile rivedere fra le mura del vecchio Cremlino dei motori un altro condottiero capace di vincere tanto. Anche in Formula 1.