Venerdì 22 Novembre 2024
ILARIA BEDESCHI
Economia

Una persona su due teme l'Ai. L'impatto ambientale resta un problema

Un sondaggio globale di Ipsos ha messo in evidenza le preoccupazioni, ma anche le speranze, della gente nei confronti dell’intelligenza artificiale

Roma, 27 novembre 2023 – L’Intelligenza Artificiale viaggia veloce ma i timori restano. Se da una parte l’Ai è entrata in ogni ambito della vita il 52% delle persone ammette di essere nervosa pensando ai prodotti e i servizi basati sull'Ai. È questo il dato forse più eclatante del sondaggio globale elaborato da Ipsos nel 2023.

Un mondo a metà, tra fiducia e nervosismo

Se, da una parte, più della metà degli intervistati ovvero il 54% è entusiasta e ritiene che i servizi basati sull’AI abbiano più vantaggi che svantaggi, dall’altro lato, una percentuale lievemente più bassa, il 52% dichiara di essere nervosa pensando ai prodotti e i servizi basati sull'AI. Circa la metà delle persone concorda sul fatto che i servizi basati sull'AI presentino più vantaggi che svantaggi con il 54%, +3 punti rispetto a dicembre 2021) e la medesima quota ne è entusiasta, sempre il 54%. A livello globale, poco più della prevede che l'aumento dell'uso dell'AI, nei prossimi anni, darà loro più tempo (54%) oppure migliorerà le opzioni di intrattenimento (51%). Al contrario meno della metà delle persone ritiene che l'aumento dell'uso dell'AI migliorerà la propria salute (39%), il proprio lavoro (37%), l'economia del proprio Paese (34%) e in generale il mercato del lavoro (32%).

Ancora poco conosciuta

A generare il timore di una ‘invasione’ dell’Intelligenza Artificiale nella vita quotidiana – dal lavoro, ai consumi, alle comunicazioni alla sanità – c’è ancora una bassa conoscenza dello sviluppo tecnologico. Resta fermo il fatto che, i cambiamenti sono talmente veloci e repentini che può essere complesso comprendere quanto l’AI si innesti in ogni settore. In media, nei 31 Paesi oggetto dell'indagine, due terzi, il 67, affermano di avere una buona conoscenza di cosa sia l'Intelligenza Artificiale, ma soltanto la metà, il 51%, dichiara di sapere quali prodotti e servizi utilizzano l'AI. In Italia il 53% delle persone dichiara di avere una buona conoscenza di cosa si intenda per Intelligenza Artificiale e, in linea con la media internazionale, il 50% conosce quale tipologia di prodotti e servizi sfruttano l’IA.

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Impatto nella vita quotidiana

Nello stesso report, si continua a leggere che il 49% delle persone a livello globale, dunque poco meno della metà, afferma che l'AI ha avuto un impatto significativo sulla propria vita quotidiana negli ultimi tre-cinque anni, ma due su tre, il 66%, si aspettano che presto la cambierà profondamente. In linea con la media internazionale, il 44% degli italiani ritiene che i prodotti e i servizi che utilizzano l’Intelligenza Artificiale abbiano profondamente cambiato la propria vita negli ultimi anni.

Previsioni future

Su quello che sarà nel medio termine la fiducia aumenta e si registra l’accettazione di un aumento nell’uso di AI dal quale sarà pressoché impossibile smarcarsi. Infatti, il 63% degli italiani si aspetta che l’Intelligenza Artificiale cambierà significativamente la propria vita nei prossimi anni. Nell’ambito lavorativo, in generale, il 57% dei lavoratori si aspetta che l'AI cambi il modo in cui svolgono il loro attuale lavoro e il 36% che lo sostituisca del tutto.

La scure della tutela dell’impatto ambientale

Pare che tra le questioni che si annidano dietro i timori legati alla larga diffusione dell’AI ci siano il consumo energetico per i macchinari che devono elaborare dati e algoritmi nonché le emissioni di carbonio. Secondo l’Harvard Business Review mentre gli osservatori sono rimasti stupefatti dalle capacità dei nuovi strumenti di IA generativa i costi e l’impatto ambientale nascosti di questi modelli sono spesso trascurati. Il settore dei data center, che si riferisce a una struttura fisica progettata per immagazzinare e gestire sistemi tecnologici di informazione e comunicazione, è responsabile del 2-3% delle emissioni globali di gas serra. Il volume di dati nel mondo raddoppia ogni due anni. I server dei data center che immagazzinano questo mare di informazioni in continua espansione richiedono enormi quantità di energia e acqua (direttamente per il raffreddamento e indirettamente per la generazione di elettricità non rinnovabile) per far funzionare i server dei computer, le apparecchiature e i sistemi di raffreddamento. Questi sistemi rappresentano circa il 7% del consumo di elettricità della Danimarca e il 2,8% degli Stati Uniti. Qualcosa di muove. Google, ad esempio, ha recentemente avviato la costruzione di un centro dati a energia pulita da 735 milioni di dollari in Quebec e prevede di passare a un’energia priva di emissioni di carbonio 24/7 entro il 2030.