Giovedì 10 Ottobre 2024

Tassi alti non piegano le imprese, default stabili al 2,3%

Crif: 'Tessile e abbigliamento tra i settori più in difficoltà'

Tassi alti non piegano le imprese, default stabili al 2,3%

Crif: 'Tessile e abbigliamento tra i settori più in difficoltà'

Le imprese resistono agli alti tassi di interesse. Nel primo semestre del 2024 i tassi di default rimangono stabili (2,32%) per tutte le tipologie di imprese: società di capitali (2,46%), società di persone (1,6%) e ditte individuali (2,42%). Lo segnala Crif, nel suo osservatorio sulle imprese, presentato in occasione dei Tomorrow Speaks in corso a Milano. Restano sostanzialmente stabili anche le erogazioni complessive di credito, che registrano un calo dello 0,1% per i finanziamenti e un incremento dello 0,9% per gli importi. Si evidenziano tuttavia disomogeneità tra i singoli settori, con il tessile e l'abbigliamento che, in particolare, risulta tra i settori più in difficoltà, con le società di capitali che fanno registrare un forte aumento della rischiosità e al contempo un calo significativo degli importi erogati. I default aumentano di 0,43 punti percentuali e gli importi erogati segnano un calo del 9,1%. Con la cessazione degli incentivi ecobonus frenano inoltre gli importi erogati alle imprese delle costruzioni, anche se la rischiosità del settore rimane ancora stabile su livelli elevati. Un dato positivo emerge invece dall'analisi delle imprese innovative italiane, che si mostrano meno rischiose da un punto di vista creditizio (-0,7 punti percentuali rispetto al dato medio nazionale), presentano migliori indici di bilancio e pagano con più puntualità i fornitori. "Il tasso di default delle aziende italiane rimane stabile nel primo semestre dell'anno, anche se il fragile contesto economico, sia a livello nazionale che internazionale, rappresenta una variabile rilevante per quanto riguarda la possibile evoluzione del rischio", commenta Luca D'Amico, ceo di Crif Ratings. "Il secondo recente taglio dei tassi operato dalla Banca centrale europea - prosegue - è un segnale positivo per le imprese italiane, seppure di magnitudo contenuta, in termini di riduzione del costo del debito, e quindi della sua sostenibilità, nonché un potenziale impulso alla domanda di credito. Tuttavia, il livello degli interessi permane elevato, continuando a rappresentare elemento di criticità per i settori più vulnerabili".