Venerdì 31 Gennaio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Crisi nella produzione manifatturiera: crollo nel settore moda, tessile e auto

Nel 2024 la produzione manifatturiera italiana subisce un crollo, con un aumento vertiginoso del ricorso alla Cig.

Nel 2024 la produzione manifatturiera italiana subisce un crollo, con un aumento vertiginoso del ricorso alla Cig.

Nel 2024 la produzione manifatturiera italiana subisce un crollo, con un aumento vertiginoso del ricorso alla Cig.

E' in crisi la produzione manifatturiera, fiore all'occhiello dell'imprenditoria italiana. Nel 2024 - rileva il Centro studi Cub - si assiste ad un vero e proprio crollo, a due cifre, nel settore moda, tessile e auto. Per contro sale a livelli vertiginosi il ricorso alla Cig: 507 milioni di ore, di cui 426 milioni solo nel settore manifatturiero (un aumento del 30% rispetto al 2023).

A soffrire - viene sottolineato - di più sono il settore pelle e pelletteria (+140% ore di cig), seguito dall'abbigliamento (+125%) e dal tessile (+75%). Non è andata meglio nel settore automotive, dove la produzione è crollata di oltre il 42%, l'export del 22% e la bilancia commerciale di settore pesa con 15 miliardi di deficit. L'automotive desta particolare preoccupazione, perché ha ancora un peso notevole sul Pil (tra il 5 ed il 6%) e sul numero totale di occupati, diretti e indiretti (circa 270.000).

"Le immatricolazioni in Italia - rimarca il sindacato - sono calate di poco (-0,5%), ma il crollo del principale produttore nazionale (Stellantis) è verticale. Dalle sue linee sono usciti solo 475.000 veicoli, con un calo del 36% rispetto all'anno precedente. In particolare, le auto prodotte si sono limitate a 283.000 pezzi (con un calo del 46%). Siamo ritornati ai livelli del 1956. Sul piano delle vendite 2024, il Gruppo ha perso in Italia tre punti di quote di mercato, scendendo sotto il 30%. In tutti gli stabilimenti ex-Fiat la produzione è crollata: -70% Mirafiori, -63% Melfi, -45% Cassino, -22% Pomigliano. Persino la Maserati di Modena ha avuto un crollo del 79%".

"Non si esce dalla crisi produttiva se non si fa un salto tecnologico e produttivo, sostenuto da adeguati investimenti mirati, per gestire la transizione verso un modello di trasporto meno inquinante, meno costoso, più sostenibile sul piano ambientale e più accessibile sul piano economico - afferma Walter Montagnoli, segretario nazionale del sindacato -. È tempo che i finanziamenti pubblici servano al rilancio della produzione e di una vera riconversione, non al sostegno dei profitti privati ottenuti con licenziamenti e chiusure".