Li aspettiamo, anzi li aspettavamo da tempo, a braccia aperte. Perché i turisti cinesi, già solo per il potenziale dato dal loro numero, sono un asset di cui il comparto italiano dell'accoglienza non può più fare a meno. E il loro prossimo ritorno, dopo un'infausta parentesi pandemica prolungata a dismisura dalla strategia 'zero Covid' adottata da Pechino, pare sarà una vera e propria manna dal cielo. A dirlo, fra i tanti osservatori che concordano sul punto, sono anche i dati raccolti dalla società toscana di consulenza turistica e marketing digitale Intarget. Che fotografano, nei primi due mesi del 2023, un ritorno delle presenze all'estero dei cinesi a quota 62% dei livelli pre-pandemici. Certo, per ora le mete più gettonate dai cittadini della Repubblica Popolare sono quasi tutte concentrate nel Sudest Asiatico, ma per le vacanze di primavera-estate si prevede una maggiore predilezione per tratte più lunghe. Con i ristoratori e gli albergatori dell'Europa tutta, e quelli nostrani in primafila, già pronti a sgomitare per stendere il tappeto rosso ai piedi di un esercito di viaggiatori internazionali che ora conta 250mila cinesi al giorno (7,5 milioni al mese e circa 80 milioni l'anno, in proiezione), ma che è destinato, come detto, ad aumentare ancora in modo esponenziale (fino a 180 milioni di unità entro il 2024). Tenendo anche conto del fatto che, secondo l'amministrazione turistica del loro Paese di provenienza, già adesso parliamo di un +117,8% (110mila viaggi aerei in più) di partenti dalla Cina per l'estero rispetto alla fine dell'anno passato. Dicevamo, però, che oltre alla mera quantità di potenziali visitatori per le nostre spiagge, montagne e città d'arte ci sono anche altre ragioni per fregarsi le mani in attesa dell'ampiamente previsto boom di ritorni cinesi. A partire dalla capacità di spesa media di nuclei familiari il cui risparmio privato totale, durante l'emergenza pandemica, si sarebbe arrampicato (sempre stando all'indagine condotta da Intarget) fino a quota 17mila miliardi di dollari. Proseguendo, poi, con le mutate attitudini del turista medio cinese, che ne farebbero un target perfetto anche per le soluzioni vacanziere di nuova concezione. Già, perché gli operatori del settore sono ormai consci che l'epoca d'oro dei torpedoni 'mordi e fuggi' zeppi di estremo orientali con la Nikon al collo sia finita. E consapevoli di come l'esponente medio della rampante borghesia cinese, trainato dalle mille app e dai mille social che ne orientano i bisogni di turista, non desideri ormai nulla di diverso dai viaggiatori occidentali. Quindi, largo al turismo esperienziale, al glamping, ai bed&breakfast veramente o falsamente 'tipici' e alla costruzione fai-da-te dei percorsi di viaggio e di visita. Con buona pace di chi ancora pensava di accontentarli con una succulenta carbonara con panna.
EconomiaTornano i turisti cinesi. La fine dello Zero Covid è una manna per l'Italia