Mercoledì 25 Dicembre 2024
GIORGIO COSTA
Economia

Tupperware a un passo dalla bancarotta. In bilico il marchio che inventò i sottovuoto ermetici

La ‘ciotola meraviglia’ è esposta al Museo nazionale di storia americana, ma il modello di vendita porta a porta, con i Tupperware party’ è andato in crisi da tempo, e l’azienda ha debiti per 700 milioni di dollari

Alcuni sottovuoto del catalogo Tupperware

Alcuni sottovuoto del catalogo Tupperware

Roma, 18 settembre 2024 – Negli anni ‘70 e ‘80 del Novecento i contenitori Tupperware erano un must in gran parte delle case degli italiani dopo essere nati negli Stati Uniti ed essersi diffusi, grazie alle vendite in casa, in tutto il mondo. Da sempre sinonimo di conservazione degli alimenti, l'azienda produttrice dei celebri contenitori Tupperware ha 77 anni ed è ora sull'orlo del baratro a causa dell'aumento dei debiti e del calo delle vendite.

Nonostante i tentativi di rinnovare i suoi prodotti e di rivolgersi ad un pubblico più giovane, non è riuscita a riposizionarsi. Da sempre sinonimo di conservazione degli alimenti, il marchio Tupperware è un'icona internazionale al punto che il nome viene usato per riferirsi a un qualsiasi contenitore di plastica riutilizzabile per alimenti. Prodotti che diventarono mitici grazie alla loro sigillatura ermetica e impermeabile, un tempo rivoluzionaria.

Il suo modello di business principale, che prevede l'utilizzo di venditori autonomi che vendono principalmente dalle proprie case in occasione dei Tupperware Party, è passato di moda da un po' di tempo ed è stato ritirato del tutto nel Regno Unito nel 2003. Negli ultimi anni, la posizione finanziaria dell'azienda “è stata gravemente influenzata dal difficile contesto macroeconomico”, ha dichiarato Laurie Ann Goldman, Ceo della società che ha presentato istanza di protezione ai sensi del Capitolo 11, la legge americana sui fallimenti.

Una strada pensata “per fornirci una flessibilità essenziale mentre perseguiamo alternative strategiche per supportare la nostra trasformazione in un'azienda digitale e tecnologicamente avanzata, meglio posizionata per servire i nostri stakeholder”, ha aggiunto Goldman.

Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, nei documenti che l’azienda ha depositato presso la Corte fallimentare degli Stati Uniti, Tupperware ha dichiarato debiti per circa 700 milioni di dollari. Così le azioni Tupperware sono crollate di circa il 60% da venerdì scorso dopo che Bloomberg ha affermato che la società con sede in Florida ha intenzione di dichiarare bancarotta e cercare cosi protezione in tribunale dopo aver violato i termini del suo debito. Tupperware stava cercando di rimettersi in sesto da circa quattro anni, dopo aver registrato un calo delle vendite per sei trimestri consecutivi a partire dal terzo trimestre del 2021 ma l’operazione, evidentemente, non è riuscita.

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E dire che la storia di Tupperware era stata veramente gloriosa. Negli anni ’30 Earl Tupper inventa il primo sigillo in polietilene. Nel 1946 ha l’idea di applicare il sigillo ad una ciotola, quella che sarebbe poi diventata la “Ciotola meraviglia” (la prima versione è ora commemorata al Museo Nazionale di Storia Americana) percependo le potenzialità che il prodotto poteva avere nel conservare gli alimenti: così nasce Tupperware. La vera svolta arriva nel 1948 quando l’azienda decide di affidarsi a Brownie Wise, una casalinga della Florida che intuì la necessità di spiegare l’utilizzo e le caratteristiche del prodotto attraverso la dimostrazione a domicilio. Wise fece la fortuna di Tupperware grazie all’innovativo sistema dell’home party, incontri in casa propria durante i quali vendeva i famosi contenitori di plastica ad altre donne, che poi diventavano a loro volta rivenditrici di zona. Di casa in casa, favorendo  anche il lavoro femminile, nel 2017 l’azienda aveva ricavi di oltre 2,5 miliardi di dollari, oltre 13mila dipendenti, e vendite in più di cento Paesi.

Negli anni successivi è iniziata la crisi e Tupperware ha dovuto ristrutturare i suoi impegni finanziari per la prima volta. Inoltre, il gruppo non pubblica i propri conti dal 2022 quando le vendite erano scese a 1,3 miliardi di dollari con un calo del 42% rispetto a cinque anni prima. L’inizio di una crisi che ora appare davvero irreversibile nonostante durante la pandemia ci fosse stato qualche segnale di ripresa. Con la fine dell’emergenza pandemica, le persone hanno ripreso a uscire, a usare i servizi di delivery e a cucinare meno. Le vendite quindi hanno ripreso a calare e l’azienda non è riuscita a innovare il suo modello di business.