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Emanuele Orsini, 51 anni, è presidente di Confindustria da maggio 2024
Arriva il giorno dei dazi. Trump li annuncia con una conferenza stampa da Washington. Tutto come previsto. Con il Tycoon che sprizza soddisfazione: "Sono state tre settimana straordinarie, forse le migliori di sempre, ma è arrivato il giorno dei dazi doganali reciproci", scrive sui social aggiungendo lo slogan "Make America great again". L’obiettivo è pareggiare i conti con i Paesi che impongono tasse sui beni americani e risolvere così quelle che ritiene pratiche commerciali sleali. "Se loro ci tassano, noi tassiamo loro, allo stesso modo", ha detto il presidente nello Studio Ovale. E ha specificato che non bisogna attendersi esenzioni. Un passo in più verso dazi anche verso l’Europa, non solo sull’acciaio ma anche sull’auto e i farmaceutici. Con i settori manifatturieri italiani particolarmente esposti a eventuali misure protezionistiche da parte degli Stati Uniti. I dazi potrebbero scattare il 2 aprile, secondo Howard Lutnick, nominato da Donald Trump ministro al commercio.
L’offensiva neo-protezionista della Casa Bianca rischia di trasformarsi nell’ennesima doccia fredda sull’economia. E, a farne le spese, sono soprattutto i paesi più esposti al mercato americano, a partire dall’Italia. Tanto che perfino Confindustria, fino a ieri speranzosa sul "dialogo fra gli Stati Uniti e il nostro Paese", ora lancia l’allarme: i dazi sono uno strumento "estremamente distorsivo" e nel caso del nostro Paese "le connessioni economiche sono estremamente profonde". Un allarme rilanciato anche dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: "Sono convinto che la situazione internazionale pone difronte a noi delle grandissime sfide e non nascondo che ci sono elementi anche di preoccupazione rispetto alle nuove dinamiche che ha assunto dall’Amministrazione americana e le risposte, o non risposte, che a livello europeo si stanno studiando".
Se il rapporto personale della premier Giorgia Meloni col presidente Usa aveva fatto sperare in misure mirate che risparmiassero l’Italia, le ultime uscite di Trump fanno intravedere dazi generalizzati a tutto spiano a partire dall’acciaio. Sembra prenderne atto Confindustria, il cui presidente Emanuele Orsini, non più tardi di ine gennaio, pur fra le preoccupazioni sperava "che l’Italia possa non subire" l’impatto dell’offensiva commerciale della nuova amministrazione Usa.
Una nota del Centro studi Confindustria sottolinea che gli Usa "sono la prima destinazione extra-Ue dell’export italiano di beni e di servizi e la prima in assoluto per gli investimenti diretti all’estero", con vendite di beni italiani nel 2024 per circa 65 miliardi di euro e un surplus vicino ai 39 miliardi. Tra i settori più esposti ci sono le bevande (39% dell’export extra-Ue), gli autoveicoli (30,7%) e la farmaceutica (30,7%). L’eventuale introduzione di barriere tariffarie potrebbe colpire questi comparti in modo significativo, evidenzia il Centro studi di Confindustria. Ma sulla risposta dell’Ue è nebbia fitta.