Roma, 11 marzo 2025 – Si registra una perdita da 209 miliardi di dollari per i magnati più vicini a Donald Trump. Molti hanno cambiato posizione politica, immaginando un aumento dei guadagni in borsa con la sua vittoria alle presidenziali. Eppure, dopo un’iniziale crescita sui mercati, ora devono affrontare un periodo di regressione preoccupante, conseguenza diretta delle politiche perseguite dalla sua amministrazione. Secondo il Bloomberg Billionaires Index (una classifica giornaliera delle 500 persone più ricche del mondo in base al loro patrimonio netto) il più colpito è Elon Musk, a seguire troviamo Jeff Bezos, Sergey Brin, Mark Zuckerberg e Barnard Arnault.

La crescita nei primi momenti della presidenza
L’intuizione dei cinque tycoon, in prima fila durante il giuramento presidenziale di Trump, non è stata completamente sbagliata. Lo schieramento politico verso il fronte repubblicano si è rivelato, ai tempi, alquanto proficuo: Il periodo tra l'elezione di Trump e il suo insediamento è stato ottimo per il guadagni degli uomini i più ricchi del mondo, con le borse spesso ai massimi storici. Ad esempio, Musk ha guadagnato il 98%. Un record. La LVMH di Arnault è salita del 7% nella settimana prima del giuramento del nuovo presidente, abbastanza per aggiungere 12 miliardi di dollari al conto in banca del magnate francese. Meglio ancora ha fatto Meta di Zuckerberg, +9% prima dell'inizio del nuovo mandato Trump e un ulteriore +20% nelle prime quattro settimane.
Musk il più colpito, le cifre in meno degli altri
Sono stati i licenziamenti in massa dei dipendenti governativi e l’annuncio dell’imposizione di dazi a Ue, Cina e Canada ad aver destabilizzato i mercati. La minore fiducia nell’amministrazione Trump ha colpito i magnati che lo sostengono. Il patrimonio netto di Musk, che aveva raggiunto il picco di 486 miliardi di dollari il 17 dicembre, è sceso di 148 miliardi a causa della caduta delle azioni Tesla e della vendita di auto. Bezos ha perso 29 miliardi di dollari, con le azioni di Amazon diminuite del 14% da gennaio. Ventidue miliardi in meno per Sergey Brin, co-fondatore di Google con Larry Page: le azioni di Alphabet Inc. sono crollate di oltre il 7% all'inizio di febbraio. Cinque miliardi sono usciti invece dalle tasche sia di Zuckerberg, con le azioni di Meta che hanno bruciato negli ultimi giorni tutto il 19% guadagnato tra metà gennaio e metà febbraio, sia di Arnault con LVMH che ha perso quasi tutto il 20% in più accumulato dalle elezioni fino alla fine di gennaio, con le aspettative che i dazi possano deprimere le vendite dei suoi beni di lusso.