Venerdì 4 Ottobre 2024

Tre professioni per entrare nel futuro. La formazione cuore della medicina

Milano, per la Johnson & Johnson Week uno studio di Altems rileva la necessità di competenze nuove

Tre professioni per entrare nel futuro. La formazione cuore della medicina

Tre professioni per entrare nel futuro. La formazione cuore della medicina

Servirebbe un mindset manageriale per tutti gli operatori sanitari che li renda in grado di cavalcare l’innovazione e affrontare la sfida della sostenibilità. Con una “iniezione” di competenze multidisciplinari, perché anche il mondo della sanità corre verso la contaminazione con discipline di varia natura. Sono le evidenze emerse in uno studio di Altems (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari) dell’università Cattolica del Sacro Cuore, promosso da Johnson & Johnson Innovative Medicine, sul tema del mismatch formativo dei professionisti della salute. L’analisi è stata presentata ieri, al debutto della Johnson & Johnson Week, “Insieme verso la medicina del futuro”, una settimana di incontri con clinici, associazioni di pazienti, istituzioni e centri di ricerca per immaginare le evoluzioni della sanità italiana.

"Dal nostro studio emerge come il mondo della formazione si trovi di fronte a uno spartiacque con il passato: oggi vi è sempre maggiore consapevolezza rispetto alla necessità di associare alle hard skills, intese come competenze tecniche, anche quelle competenze comportamentali, relative al saper essere, fondamentali per rispondere ai fenomeni di ibridazione e managerialità che interesseranno sempre di più il settore. Tuttavia, queste capacità sono quelle in cui si registra un alto mismatch rispetto a quanto appreso oggi dagli studenti, rendendo necessario un rapido intervento per integrare i corsi di laurea in questo senso. È un tema che va affrontato con decisione già oggi, perché gli interventi produrranno i loro effetti non prima di dieci anni" sottolinea Federica Morandi, direttore dei Programmi Accademici e Ricerca di Altems.

Sono tre le professioni del futuro indicate da Altems: il responsabile dell’innovazione, il direttore sanitario 4.0 e il patient journey manager. "Crediamo che nei prossimi dieci anni, con lo sviluppo della scienza, della tecnologia, dell’intelligenza artificiale, della conoscenza del genoma umano, dell’uso dei big data ci saranno più progressi nel campo della medicina di quanti se ne siano visti nell’ultimo secolo. Ma non ci può essere medicina del futuro senza sviluppare le competenze del futuro" la riflessione di Mario Sturion, Managing Director di Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia. "Il domani della salute promette tantissimo: è necessario promuovere una formazione continua per mettere il sistema nella condizione di abbracciare l’innovazione" aggiunge Giuseppe Pompilio, Market access Director dell’azienda.

"Oggi la formazione dei professionisti della salute è molto incentrata sull’acquisizione di conoscenze, che sono fondamentali, ma è importante anche possedere una visione di sistema e una competenza trasversale come la comunicazione verso i pazienti. Abbiamo una legge bellissima, la 219 del 2017, che dice che il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura" sottolinea Graziano Onder, coordinatore della segreteria tecnico-scientifica della Presidenza dell’Istituto Superiore di Sanità. "Abbiamo davanti due grosse sfide, la sostenibilità del sistema e il tema delle disuguaglianze: le possiamo affrontare solo se il sistema pubblico, che fa le regole, il mondo accademico, che si occupa di formazione e ricerca, e l’industria, che porta innovazione, lavorano sinergicamente come le pale di un’elica" afferma Americo Cicchetti, direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della salute. Per Francesca Galli, dirigente della segreteria tecnica del Ministero dell’università e della ricerca, "la sfida dello skill mismatch è da affrontare insieme, anche in tema di trasferimento tecnologico".

Annamaria Lazzari