Agire immediatamente, non posticipare ma anticipare e accelerare gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili, non solo può aumentare la stabilità finanziaria del nostro Paese, ma può ridurre i costi a medio termine per famiglie, banche e investitori istituzionali e rendere il made in Italy a prova di futuro. Secondo il Rapporto Greenitaly 2023, promosso da Fondazione Symbola e Unioncamere, il pianeta Terra ospita oggi 8 miliardi di persone. Per nutrire, trasportare e vestire tutti questi individui, l’economia globale consuma 100 miliardi di tonnellate di materiali l’anno. Si prevede che entro il 2050 l’estrazione e l’uso di materiali raddoppierà rispetto ai livelli del 2015, minacciando un crollo totale dei sistemi.
I dati a livello globale
Sul fronte delle rinnovabili il 2023 ha visto una accelerazione nella potenza mondiale che dovrebbe continuare anche nel 2024. L’energia rinnovabile aveva già contribuito nel 2022 al 29,9% della produzione di elettricità mondiale, con solare e l’eolico che raggiungono un nuovo record. Oggi l’economia globale è circolare solo per il 7,2%; e peggiora di anno in anno a causa della crescita del tasso di estrazione ed uso dei materiali. Dal 9,1% del 2018 si è scesi infatti all’8,6% del 2020, e ora al 7,2%.
Gli Stati Uniti
La campagna per la transizione energetica avviata nel 2022 con la firma dell’Inflaction reduction act (IRA) e una dotazione di 370 miliardi di incentivi in 10 anni - che si stima mobiliteranno 3.000 miliardi di investimenti privati, a cui si aggiungono 100 miliardi dell’Ente per la protezione ambientale (Epa) per la riduzioni delle emissioni delle centrali a gas e carbone insieme a norme sulla trasparenza - delineano i contorni di una nuova politica industriale in risposta alla Cina sulla frontiera strategica dell’economia del futuro.
La Cina
La Cina, oramai leader nella produzione di auto elettriche, batterie e pannelli fotovoltaici, dopo l’annuncio nel 2020 all’Onu del raggiungimento del picco di emissioni entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2060, sta sviluppando una nuova finanza verde, che giocherà un ruolo fondamentale per raggiungere il picco di emissioni di carbonio entro il 2030 e l’obiettivo di neutralità nel 2060, a cui si stima servano 570 miliardi di dollari all’anno.
L’Europa e l’incognita della guerra in Russia
L’Europa che ha incentrato il suo modello su coesione, transizione verde e digitale, nonostante le resistenze di alcune culture politiche e categorie produttive, ha interpretato questa come una sfida per accrescere la competitività dell’Unione. In Unione Europea il tema della sicurezza energetica a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina ha rafforzato le rinnovabili: nel 2022 per la prima volta il solare e l’eolico hanno superato il gas nella generazione di elettricità. Mentre nel 2023, per la prima volta a maggio, la produzione solare ed eolica ha consentito di superare il contributo della produzione elettrica da combustibili fossili (petrolio, gas, carbone).
L’Italia
Purtroppo l’Italia è ancora troppo lenta nello sviluppo delle rinnovabili che aiutano a ridurre le importazioni da cui dipendiamo e stabilizzano i prezzi. L’Italia è infatti un importatore netto di energia (l’80% del suo approvvigionamento energetico totale). Il fattore di rallentamento è sempre burocratico, con Regioni lente e questioni “culturali” che ancora pregiudicano la crescita delle rinnovabili.
Un primato italiano
Una spinta al fotovoltaico può venire dal completamento entro il prossimo anno del più grande impianto per la produzione di pannelli fotovoltaici d’Europa da parte di Enel Green Power a Catania, che avrà a regime una capacità produttiva di 3 GW l’anno e che darà lavoro a mille dipendenti diretti e ad altrettanti nell’indotto. L’Italia si conferma quindi leader sul fronte del recupero di materia, un campo in cui il Paese, povero di materie prime, da tempo primeggia. Secondo Eurostat, la capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) in Italia ha raggiunto il record dell’83,4% (2020), un tasso di gran lunga superiore alle altre grandi economie europee, Germania (70%), Francia (64,4%) e Spagna (59,9%), e alla media UE (52,6%).
Il biogas
L’Italia è anche il quarto produttore al mondo di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo - dopo Germania, Cina e Stati Uniti, a prova del potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia seconda. Buone anche le performance del sistema produttivo italiano che, a parità di valore prodotto, genera meno rifiuti, con 46,6 tonnellate di rifiuti per milione di euro prodotto (2020) – seconda solo alla Spagna (41,2) – e un tasso d’uso di materia seconda pari al 18,4% (2020), molto vicino a quello della Francia (19,8%).
Il green nelle professioni del futuro
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Il green conviene, ma...
Il 48% delle imprese non hanno investito e non investiranno nel green: per motivi economici il 40%, motivi culturali il 35%, la burocrazia il11%, l’incertezza sul futuro il 4%, le competenze il 5% e la disponibilità componenti green per il 3%.