Roma, 1 settembre 2023 – Le speranze di un possibile slittamento dei lavori erano tutte riposte nelle telefonate susseguitesi, per l’intera giornata di ieri, tra il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il suo omologo francese, Clément Beaune, alla fine sono state premiate. Gli interventi manutentivi previsti sul traforo del Monte Bianco, sono rinviati almeno di un anno. Le attività interesseranno un tratto di 600 metri, due maxi cantieri da 50 milioni di euro. A preoccupare è soprattutto la durata dei lavori: secondo una prima stima, i lavori dureranno complessivamente 72 mesi, ma spalmati fino al 2040-2041. Ma cosa rischia l’Italia in caso di chiusura?
I numeri del traffico
Ogni giorno, il traforo del Monte Bianco – galleria unica a doppio senso di marcia, lunga 11,6 km, con un tempo di percorrenza medio di 12 minuti – è attraversato da almeno 4.600 camion. Assorbe il 3,5% del traffico leggero alle frontiere alpine e il 5,4% di quello pesante. Complessivamente, passano per l’arco alpino italiano oltre 170 milioni di tonnellate di merci, pari al 60% di ciò che il Paese importa o esporta. Inaugurato nel 1965, il traforo venne chiuso nel 1999 a seguito di un grave incendio, che provocò 39 vittime. La riapertura avvenne 3 anni più tardi, nel 2002. Il piano dei lavori di manutenzione in programma da lunedì prevedeva che il 90% del traffico veicolare sul Bianco si sarebbe spostato sul traforo del Frejus, che riaprirà la prossima settimana dopo una frana.
Problemi per viabilità, logistica e turismo
Il rischio, dunque, è di generare il caos su infrastrutture cruciali per i trasporti da e verso il resto d’Europa, con conseguenze drammatiche per la logistica e i trasporti. Di fatto, l’intero Nord Italia è ora a rischio isolamento, poiché deve far fronte, oltre alle criticità sui trafori Bianco e Frejus, al rallentamento dei trasporti ferroviari al passo del Gottardo (per il recente deragliamento di un treno merci proveniente dalla Germania); alle limitazioni al traffico imposte unilateralmente dal Tirolo austriaco sul Brennero e allo stop alla circolazione sulla ferrovia internazionale Francia-Italia a causa di uno smottamento nell’area delle Maurienne. Per non parlare delle perdite economiche: il blocco sul traforo del monte Bianco inciderebbe per circa il 10% sul Pil valdostano, con effetti a cascata su tutto il Nord-Ovest, per definizione locomotiva nazionale. Nei settori della logistica e del turismo, gli analisti hanno quantificato una perdita pari ad almeno 11 miliardi di euro per l’intera economia italiana.
Perdite per l’agroalimentare e gli operatori turistici
Il settore che subirà i maggiori contraccolpi sarà, probabilmente, l’agroalimentare, anche per il pericolo di deperibilità delle merci, che potrebbero rimanere ferme nei depositi a seguito dei rallentamenti. Circa il 90% dei prodotti alimentari venduti nei supermercati viene trasportato su gomma e, attualmente, il costo del trasporto a chilometro risulta fra i più alti d’Europa. Tremano anche gli albergatori della zona: secondo le prime valutazioni, gli impatti negativi del blocco potrebbero abbattersi sul 40% circa delle strutture per l’ospitalità valdostane.
Le possibili alternative
Graziano Dominidiato, presidente di Confcommercio Valle d'Aosta, ha affidato all’Ansa questa dichiarazione: “La realizzazione di un secondo tunnel – sollecitato da tempo da molti imprenditori e addetti ai lavori valdostani, ndr – dev’essere messa in campo parallelamente alla realizzazione dei lavori di manutenzione programmata del tunnel del Bianco, proprio per evitare situazioni di disagio come quelle che stiamo vivendo in questi giorni”.