Domenica 22 Dicembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Trafori chiusi, Nord Italia in tilt tra cantieri e frane: a rischio 11 miliardi

I lavori al Monte Bianco dovrebbero partire lunedì: ieri 8 ore di coda. E col Frejus bloccato si temono ingenti perdite in turismo e logistica

Roma, 31 agosto 2023 – Un disastro non solo per la Valle d’Aosta e il Nord-Ovest, ma per tutto il Paese. Il doppio ko dei collegamenti alpini, prima con l’avvio dei lavori (da lunedì prossimo) del traforo del Monte Bianco e poi con la frana che ha bloccato il Frejus, rischia di costare caro a tutta l’economia italiana. Mettendo a nudo, ancora una volta, la fragilità delle nostre infrastrutture.

Lunghe code al traforo del Monte Bianco
Lunghe code al traforo del Monte Bianco

Il ministro Matteo Salvini è stato in contatto per l’intera giornata con l’omologo francese per ottenere almeno il rinvio dei lavori al 9 settembre. Il tempo necessario per studiare possibili alternative. Le attività riguardano un tratto di 600 metri, due cantieri da 50 milioni di euro. Già ieri ci sono volute 7-8 ore per svalicare. Ma quali saranno gli effetti sulla nostra economia se i valichi diventassero off limits ? Un nuovo focus è previsto oggi. Della questione si sta occupando anche il ministro Antonio Tajani che porrà il tema all’omologa francese in occasione di un incontro già previsto giovedì a Toledo.

Il traffico

Ogni giorno attraversano il traforo del Monte Bianco circa 4.600 camion. Il Bianco assorbe il 3,5% del traffico leggero alle frontiere alpine e il 5,4 di quello pesante. In totale, passano per l’arco alpino italiano oltre 170 milioni di tonnellate di merci, il 60% di quello che il Paese importa o esporta. Secondo la tabella di marcia prevista per i lavori nel traforo del Bianco, opera realizzata nel 1965, il 90% del traffico avrebbe dovuto spostarsi sul Frejus. Ma nessuno aveva fatto i conti con la frana.

Gli effetti sulla crescita

Complessivamente i lavori dureranno 72 mesi, sia pure spalmati fino al 2040. Lo stop al traffico andrebbe a incidere per circa il 10% sul Pil valdostano con effetti a cascata su tutto il Nord-Ovest, tradizionale locomotiva italiana. Si parla di minori incassi nel settore della logistica e del turismo per almeno 11 miliardi. Senza considerare le conseguenze sui vari settori produttivi.

Allarme per l’agroalimentare

Il settore che rischia di più è l’agroalimentare, anche per la deperibilità delle merci: già ieri molte erano ferme nei depositi. L’88% degli articoli che troviamo sugli scaffali del supermercato viaggia su gomma. E attualmente il costo a chilometro del trasporto in questo settore è fra i più alti d’Europa. Il rischio è che, se i collegamenti dall’Italia si bloccano, potrebbero conquistare fette di mercato i prodotti dei competitor, a partire dalla Spagna. L’agroalimentare italiano aveva toccato nel 2022 il record di fatturato, con 60,7 miliardi di euro. E il trend positivo era stato confermato anche nei primi cinque mesi di quest’anno con una crescita del 5%. Ora tutto si rimette in discussione.

Albergatori in ginocchio

Rischiano il black out soprattutto le strutture ricettive della Valle d’Aosta. "Anche solo l’ipotesi di un avvio della prossima stagione turistica invernale con il Tunnel del Monte Bianco chiuso sarebbe un vero e proprio disastro", spiega Luigi Fosson, presidente degli albergatori valdostani. Secondo le prime stime, l’eventuale blocco potrebbe colpire il 30-40% delle strutture ricettive della Regione.

Le possibili soluzioni

È da tempo che gli imprenditori sollecitano la realizzazione di un nuovo tunnel a fianco di quello attuale lungo 11,6 chilometri. I tempi di realizzazione non sarebbero lunghissimi: tre anni per scavare e due per farlo entrare in servizio. Nel frattempo i lavori previsti sull’attuale collegamento potrebbero essere rallentati o rinviati. Costo dell’operazione: circa 1 miliardo di euro. Ma la Francia nicchia.