
Operai al lavoro nella fabbrica della Tesla. Il titolo della casa automobilistica fondata da Elon Musk ieri è crollato
Ancora una giornata nera sui mercati. Con le Borse mondiali che scivolano ancora dopo il crollo di giovedì scorso. I motivi? Sono gli stessi da qualche settimana a questa parte. In primo luogo, i timori che diventano, giorno dopo giorno, sempre più una certezza, sulla guerra commerciale a colpi di dazi innescata da Trump che può espandersi a macchia d’olio su tutti i mercati del pianeta. E, poi, la grande paura di una nuova recessione mondiale. Uno stop alla crescita dell’economia che potrebbe colpire non solo l’Europa ma anche gli Stati Uniti e la Cina.
Una debacle che porterebbe il mondo alla quarta crisi economica nel corso degli ultimi vent’anni. Un mix di incertezze e preoccupazioni che hanno spinto le Borse del Vecchio continente su un terreno negativo. Milano segna -0,95%, Parigi -0,90, Londra -0,92%, Madrid -1,36%, Francoforte è la peggiore con un ribasso dell’1,69%. Il trend europeo ha contagiato anche Wall Street dove la svolta protezionistica annunciata e avviata da Trump, è stata accolta molto negativamente, con gli indici in picchiata da settimane. Il Nasdaq ha segnato ieri la performance peggiore, perdendo oltre il 4,5% e mandando in fumo 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione. Inoltre, ieri, a incidere sulle quotazioni, oltre al generale sell-off dovuto al timore di una prossima recessione negli Usa, sono i dati delle vendite di febbraio in Cina: la società di Elon Musk ha quasi dimezzato le vendite a 30.688 veicoli (-49% annuo), per una quota di mercato nel settore delle vetture elettriche scesa di 4 punti percentuali al 3,9%. Più pesante, secondo i dati della China Passenger Car Association (Cpca), è l’export: appena 3.911 unità (-87%). Inoltre, il titolo è stato tagliato da Ubs e a poco è servito, al contrario, il rialzo del rating da parte di Wedbush.
Così Tesla ha registrato un vero e proprio crollo, mandando in fumo oltre 800 miliardi di dollari di capitalizzazione, lasciando sul terreno fino al 15% e cancellando i guadagni ottenuti dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. E, come se non bastasse, il crollo dell’ammiraglia di Musk ha trascinato al ribasso anche le azioni delle sette big tech del mercato. Una giornata da dimenticare. Continua a calare anche il Bitcoin, sceso sotto la soglia degli 80.000 dollari. Gli investitori non hanno tratto conforto dal vertice sulle criptovalute di venerdì, dopo l’annuncio che la riserva strategica degli Stati Uniti non incorporerà nuovi asset, mentre il dollaro ha ampliato le sue perdite. La criptovaluta perde il 4,5% a 79.334 dollari.
I rendimenti dei Treasury, in attesa dei dati sull’inflazione americana di domani, sono in flessione mentre il mercato punta su un nuovo taglio dei tassi della Fed a maggio per sostenere l’economia. Resta debole il dollaro, sui minimi da novembre con l’euro (1,0837), poco mosso l’oro a 2.913 dollari l’oncia (-0,1%) mentre flette il petrolio, con il Wti sotto quota 67 dollari al barile (-0,2% a 66,94), in scia ai timori sull’economia cinese.
La Casa Bianca minimizza: "Stiamo assistendo a una forte divergenza tra il mercato azionario e ciò che stiamo effettivamente vedendo svilupparsi nelle aziende. Quest’ultimo aspetto è ovviamente più significativo del primo per quanto riguarda l’economia a lungo termine".