Venerdì 8 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Tfr nei fondi pensione, pronto il testo leghista

La bozza del dossier previdenza verrà presentata sul tavolo del Mef durante la prossima settimana

La proposta della Lega del trasferimento obbligatorio di una quota del Tfr alla previdenza complementare per evitare che i giovani abbiano pensioni da fame, anticipata qualche giorno fa a QN dal sottosegretario Claudio Durigon, è ormai pronta. E la bozza dell’iniziativa sarà discussa già la prossima settimana al tavolo del ministero dell’Economia convocato dal ministro Giancarlo Giorgetti per far decollare il cantiere della manovra da 25 miliardi di euro per il 2025. E, del resto, la stessa ministra del Lavoro avvisa: «Sulla previdenza complementare si stanno facendo delle riflessioni che sono certamente legate all’ipotesi di una riapertura di un semestre di silenzio-assenso».

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Il sottosegretario Claudio Durgon (ImagoE)

Sul versante più generale la legge di Bilancio dovrebbe vedere la conferma dei tagli del cuneo e dell’Irpef previsti per quest’anno e l’ampliamento al 2025 del bonus mamme con due figli che lavorano con l’azzeramento dei contributi. Lo sottolinea Marina Calderone e lo conferma Matteo Salvini che parla di esonero totale dei contributi previdenziali per le mamme lavoratrici con due o più figli, di estensione del congedo parentale retribuito all’80% e di rafforzamento del bonus asilo nido. Il pacchetto pensioni, invece, oltre all’introduzione di Quota 41, con il ricalcolo dell’assegno, al posto di Quota 103 e al mantenimento in vita delle misure attualmente operative (Ape sociale e Opzione donna), potrebbe avere, come piatto forte, proprio la previsione dell’obbligo dell’adesione a un fondo pensione di categoria o a un fondo aperto, con il versamento di una quota del trattamento di fine rapporto futuro. Dal Cnel, invece, è arrivata una secca smentita sulla proposta del Consiglio di una nuova draconiana riforma dei requisiti per conquistare la pensione. Al contrario, la bozza del provvedimento sulla previdenza complementare, che sarà sottoposta al confronto con le parti sociali, prevede il trasferimento di una quota del 25 per cento del Tfr, alla quale, ma sarebbe affidato alla volontarietà del lavoratore, si potrebbe aggiungere il contributo dello stesso lavoratore e quello del datore di lavoro.

Gli obiettivi dell’operazione sono spiegati dallo stesso autore e regista dell’operazione, il sottosegretario Durigon: «Andiamo incontro a una prospettiva di pensioni fragili o addirittura povere e lontane nel tempo, soprattutto per i giovani». Con l’adesione obbligatoria a un fondo pensione, invece, «la futura pensione integrativa – spiega il sottosegretario – si potrà sommare a quella maturata nel sistema pubblico anche per poter raggiungere il requisito dei 1.500 euro mensili (tre volte l’assegno sociale) per uscire a 64 anni nel sistema contributivo valido interamente per chi abbia cominciato a lavorare dal 1996. Questo, oggi, anche per chi ha aderito volontariamente alla pensione integrativa, non è possibile. Con la parziale obbligatorietà, al contrario, si può prevederlo e così si ottiene, oltre alla flessibilità in uscita, anche l’altro effetto rilevante di avere pensioni di ammontare più consistente».

Nella maggioranza, ma anche nell’opposizione, non manca chi ha sollevato qualche dubbio sulla costituzionalità dell’obbligo. Per gli esperti del settore, però, la Corte Costituzionale in più sentenze ha fissato il punto fermo secondo il quale la previdenza complementare è ormai funzionale alle finalità e ai principi dell’articolo 38 della Costituzione come, ad esempio, l’adeguatezza delle pensioni alle esigenze di vita del lavoratore.