Sabato 16 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Tfr nei fondi pensione, perché il governo vuole questa norma e cosa comporta

La maggioranza, nello specifico la Lega, lavora alla proposta di destinare alla previdenza complementare una quota obbligatoria del 25% del Tfr. Il parere dell’esperto

Roma, 30 agosto 2024 – In pensione tardi e con assegni da fame. È per evitare questo destino previdenziale (ma, più complessivamente, di qualità della vita) che nell’ambito della maggioranza e, nello specifico, da parte della Lega (con i sottosegretari Claudio Durigon e Federico Freni) si sta lavorando alla proposta di destinare alla previdenza complementare una quota obbligatoria del 25 per cento del Tfr.

Tfr nei fondi pensione, il governo studia la norma
Tfr nei fondi pensione, il governo studia la norma

Ma quale è lo stato di salute del cosiddetto secondo pilastro oggi in Italia? E perché c’è l’esigenza oggi più che in passato di affrontare l’emergenza adeguatezza delle prestazioni previdenziali?

“Finita l’era generosa dei sistemi retributivi – spiega Francesco Verbaro, già Segretario generale del Ministero del Lavoro, oggi senior advisor di enti e casse di previdenza - ci troviamo oggi con vite lavorative comunque non piene, con salari bassi, tardivo ingresso nel mercato del lavoro, maggiore mobilità dei lavoratori e forte volatilità dei lavori e dei salari, che non possono essere coperte solo dal primo pilastro previdenziale, ma anche, come avviene in altri Paesi europei, da un secondo pilastro semi-obbligatorio e funzionale all’adeguatezza previdenziale”.

Abbiamo bisogno oggi di rafforzare, dunque, la previdenza complementare, sia per affrontare la sfida dell’adeguatezza delle prestazioni sia per sostenere eventuali anticipi dell’uscita attraverso, non potendo questi essere a carico del sistema pubblico. È necessaria per questo una maggiore responsabilizzazione economica dei singoli, incentivando il risparmio previdenziale e finalizzandolo soprattutto all’adeguatezza cara anche alla nostra Carta Costituzionale attraverso l’articolo 38.

"Ecco perché – spiega l’esperto – la riforma avanzata da alcuni rappresentanti del governo, quella di rendere obbligatorio il versamento del 25% del Tfr in un fondo di previdenza complementare scelto dal lavoratore, una percentuale bassa, si rivela interessante. L’obbligatorietà da alcuni contestata potrebbe rivelarsi utile a superare alcune delle criticità emerse in questi anni di applicazione della previdenza complementare e a ricondurre l’utilizzo della stessa alle finalità previdenziali per le quali è stata istituita. Oggi, infatti, osservando i dati della Covip, essa si presenta in gran parte come una forma di risparmio fiscalmente agevolato in contrasto con la funzione per la quale è stata istituita”.

Sono state poste e sollevate obiezioni sulla costituzionalità di una misura di questa natura. “È importante, per questo, ricordare – insiste Verbaro - come la previdenza complementare sia ormai funzionale agli obiettivi dell’articolo 38 della Costituzione. La collocazione della previdenza complementare nel sistema dell’articolo 38, secondo comma, è stata più volte confermata dalla Corte costituzionale dopo la riforma del 1995. Assolutamente netta in tal senso è stata la sentenza 393/2000 in cui la Corte afferma che ‘alla stregua dell’evidenziato quadro normativo non può essere posta in dubbio la scelta del legislatore, enunciata sin dalla legge 23 ottobre 1992, n. 421, e, via via, confermata nei successivi interventi, di istituire un collegamento funzionale tra previdenza obbligatoria e previdenza complementare, collocando quest’ultima nel sistema dell’articolo 38, secondo comma, della Costituzione’".

E, del resto, sottolinea il giurista, l’assunto della Corte costituzionale trova peraltro conferma proprio nell’articolo 1 comma 1 del decreto legislativo 252/2005, lì dove si prevede espressamente che “il presente decreto legislativo disciplina le forme di previdenza per l'erogazione di trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio, …(omissis)…al fine di assicurare più elevati livelli di copertura previdenziale”.