Milano, 27 giugno 2023 – Gli ultimi giorni di attesa prima dell’apertura del testamento di Berlusconi alimentano indiscrezioni e amplificano riconteggi di percentuali e ipotesi su divisioni di torte ricchissime da spartire.
Per conoscere le volontà del Cav che decideranno il futuro del suo impero servirà ancora qualche giorno di attesa, perché superata la data dell’ultimo lunedì di giugno che da più parti era stata individuata come probabile giorno per l’apertura del documento che sarebbe custodito nello studio milanese del notaio Roveda, ora pare che servirà attendere fino ai primi di luglio per conoscere il contenuto dei tanto chiacchierati scritti firmati dal fondatore di Forza Italia.
Equilibrio familiare
Il punto cardine resta in ogni caso quello sul quale si è insistito fin dal momento della scomparsa del Cavaliere e cioè la sua volontà di non agitare le acque in famiglia, garantendo la maggior continuità possibile con l’assetto attuale, senza creare dissidi tra i figli.
La quota di Fininvest
L’aspetto cruciale in relazione alla divisione dell’impero di Berlusconi riguarda Fininvest, l’azienda simbolo della famiglia. Si parte da un quadro estremamente omogeneo, nel quale farà giocoforza la differenza il 61% delle quote precedentemente detenute dal Cavaliere.
La quota restante è divisa in parti uguali tra i figli e nel segno dell’uniformità si procederà d’ufficio nell’assegnazione del 40% della parte di Silvio Berlusconi, che verrà ‘spacchettata’ in cinque quote, ognuna delle quali vale l’8%. Dunque a fare la differenza saranno le volontà testamentarie legate a restante 20%, che potrebbe cambiare tutto. Oppure nulla. Perché l’ipotesi più accreditata resta quella che Berlusconi abbia voluto lasciare il timone nelle mani di chi già lo deteneva.
Il riferimento è prima di tutto a Marina e Pier Silvio, che potrebbero conservare ruoli di gestione in Mediaset For Europe (ex Mediaset) e Mondadori e il controllo operativo di Fininvest. In questo quadro agli altri tre figli Barbara, Eleonora e Luigi verrebbe confermato un ruolo di azionisti di peso al tavolo del consiglio di amministrazione. A loro potrebbero andare anche ulteriori beni del padre, il cui patrimonio è stimato in circa 4 miliardi di euro.
Il lascito a Marta Fascina
La donna che è rimasta al fianco di Berlusconi nei suoi ultimi giorni godrebbe del rispetto della famiglia, come sembrano certificare anche le numerose foto che la vedevano fianco a fianco (anche al funerale in duomo a Milano) con Marina. L’ipotesi è quella di un significativo lascito in denaro (era stata ventilata una cifra vicina ai 100 milioni di euro) e l’usufrutto di una parte della villa di Arcore.
Gli immobili
Le ville da sogno del Cavaliere sparse tra l’Italia, la Costa Azzurra e i Caraibi (che potrebbero valere complessivamente circa 700 milioni) sono un altro aspetto di grande rilevanza. A partire per esempio dalla celebre Villa Certosa, tenuta che negli anni ospitò vip e capi di Stato. A questo luogo la famiglia di Silvio Berlusconi è molto legata.
Un altro testamento?
La vicenda potrebbe però non chiudersi qui. Secondo un’indiscrezione riportata da Il Fatto, il 21 settembre 2021 in Colombia il Cavaliere avrebbe redatto una ‘integrazione di testamento’ in favore di Marco Di Nunzio, imprenditore nel settore navale e membro del Comites in Colombia. In questo testo, si disporrebbe a suo favore delle ville ad Antigua e alle Antille, di barche e pure di ingenti somme di denaro (20 milioni di euro che sarebbero destinati a rafforzare le basi di Forza Italia in Colombia e altri 6 milioni da versare su uno conto statunitense in Florida). Fininvest avrebbe confermato al Fatto di aver ricevuto l’atto notarile rivendicato da Di Nunzio (che in ogni caso al momento non avrebbe valore in Italia), senza entrare nel merito, se non per chiarire che in quel 21 settembre 2021 Berlusconi invece che ai Caraibi si trovava ad Arcore.
Chi è Marco Di Nunzio
Ma chi è Marco Di Nunzio? Imprenditore torinese nell’ambito della cantieristica navale, è nato nel 1968 ed è membro del Comites in Colombia. I comites sono organismi rappresentativi della collettività italiana, eletti direttamente dai connazionali residenti all'estero in ciascuna circoscrizione consolare dove risiedono almeno tremila italiani.
Nel nostro paese divenne noto già anni fa: dopo essersi candidato sindaco a Sestriere per la Fiamma Tricolore nel 2010 (ottenne un voto), nel 2011 tentò lo stesso percorso a Torino con la lista ‘Bunga Bunga’ che venne però esclusa. Nel 2013 provò, anche in quel caso senza successo, a candidarsi alla carica di Presidente della Regione Lombardia. Nello stesso anno fece pure il tentativo di diventare primo cittadino di Borgomasino, in provincia di Torino, con ‘Forza Juve - Movimento Bunga Bunga’. Andò male anche in quell’occasione.