Roma, 13 novembre 2024 – Carpe diem. Il Tesoro approfitta della trimestrale record di Mps per fare cassa. Dopo una lunga attesa, ha messo sul mercato la terza tranche della quota detenuta in Montepaschi, pari a circa il 15%, con procedura accelerata. La mossa, annunciata al termine dell’ennesima seduta brillante del titolo Mps a Piazza Affari (+1,85%), consente al governo di scendere dal 26,7% all’11,7% e di rispettare gli impegni presi con la Commissione Ue, che prevedono la riduzione sotto il 20% entro fine anno.
Il Mef capitalizza così il sorprendente andamento del titolo, salito del 90% nell’ultimo anno e del 71% da inizio 2024, a conferma dell’ottimo lavoro fatto dall’ad Luigi Lovaglio che, in meno di tre anni, ha portato l’istituto senese da una condizione pre-fallimentare al ruolo di pedina più ambita del risiko bancario italiano. Un terzo del pacchetto ceduto dal Tesoro (circa il 5%), è finito nelle mani di Banco Bpm, che ha convocato un cda straordinario con il dossier Montepaschi sul tavolo. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha però chiarito che non intende presentare alle autorità competenti le istanze autorizzative per superare la soglia del 10% di Mps. Il gruppo rimane focalizzato sugli obiettivi del piano 2023/26, confermando la strategia stand alone.
"L’acquisizione della partecipazione in Mps – si legge in una nota di Banco Bpm – si inserisce nel contesto più ampio dell’offerta pubblica di acquisto volontaria sulla totalità delle azioni di Anima Holding (che a sua volta ha comunicato di aver acquisito il 3% di Mps, salendo al 4% della banca senese) annunciata lo scorso 6 novembre ed è coerente con la strategia del gruppo di rafforzamento delle proprie fabbriche prodotto”. In ambienti finanziari si apprende inoltre che un ulteriore 3,5% del capitale di Montepaschi è stato acquistato dal Gruppo Caltagirone nell’ambito del collocamento del Mef. La stessa quota del 3,5% è stata acquisita anche da Delfin, holding della famiglia Del Vecchio, che controlla Luxottica e ha partecipazioni in Mediobanca e Generali.
I conti Mps dei primi nove mesi, resi noti venerdì scorso, si sono rivelati superiori alle stime. L’utile è stato di 1,6 miliardi, in crescita del 69% rispetto allo stesso periodo del 2023, grazie a ricavi per 3 miliardi, in aumento dell’8,3%. Le attese sono per un quarto trimestre “che non sarà diverso dalla media dei precedenti” e ciò potrebbe portare profitti per 1,3-1,4 miliardi, con un dividendo superiore al miliardo.
La vendita della terza tranche di Montepaschi, comunica il Mef, consente un incasso di circa 1,1 miliardi, che incorpora un premio del 5% rispetto al prezzo di chiusura a Piazza Affari. Cifra che si aggiunge ai 920 milioni della prima tranche del 25% collocata a 2,92 euro per azione nel novembre 2023 e ai 650 milioni della seconda (12,5% del capitale), messa sul mercato lo scorso marzo a 4,5 euro. Il controvalore complessivo incassato dal Mef grazie alle tre operazioni ammonta a circa 2,7 miliardi, a fronte di un importo dell’aumento di capitale Mps sottoscritto a novembre 2022 di circa 1,6 miliardi. Ora al Tesoro resta da cedere una quota che in Borsa vale poco meno di 1,4 miliardi.
"Abbiamo portato a termine un’azione importante in modo serio e riservato” ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, mentre il vicepremier Antonio Tajani, con un post su X, ha aggiunto che “quella delle privatizzazioni è la giusta strada da seguire, non abbiamo bisogno di banche di Stato”.