Brutto, bruttissimo momento per Tesla: dopo lo scivolone in a Wall Street di giovedì, il gioiello di Elon Musk è fuori dalle ’Magnifiche sette’, il gruppo di aziende che capitalizzano in totale il 30% del valore della borsa americana. Ma non solo: è di ieri l’annuncio del richiamo di quasi 200.000 auto negli Stati Uniti (Model S, X e Y) per un malfunzionamento del software che potrebbe ostacolare la visibilità dei conducenti durante la retromarcia. E Musk più che di Tesla, sembra volersi occupare di altro, in particolare di xAI, la start up di intelligenza artificiale con cui vuole competere con OpenAI. Il miliardario sudafricano sarebbe in trattative con diversi investitori globali per raccogliere 6 miliardi di dollari di finanziamenti per questa nuova impresa. Soldi che potrebbero servirgli davvero, vista la velocità con cui ha bruciato gran parte dei 44 miliardi di dollari spesi a ottobre 2022 per acquistare l’allora Twitter, oggi ribattezzato X. Nonostante tagli feroci al personale, ristrutturazioni e modifiche di ogni genere allo scopo di contenere i costi, oggi la società vale almeno il 70% in meno di quindici mesi fa: una perdita secca di almeno una trentina di miliardi di euro.
Intanto Tesla non fa certo meglio: giovedì dopo l’annuncio di una trimestrale inferiore alle attese, e di una crescita stimata 2024 "sensibilmente inferiore" a quella 2023, il titolo ha perso 80 miliardi in una sola seduta, oltre il 12% del suo valore. Ed è stato così superato, nella classifica della capitalizzazioni delle 500 società quotate nello S&P (l’indice principale di Wall Street) da Eli Lilly, il gigante farmaceutico trascinato al top da uno dei farmaci antiobesità molto in voga al momento sul mercato Usa. Curiosità: lo stesso Musk ha ammesso qualche mese fa di aver utilizzato un farmaco simile, ma non quello prodotto da Eli Lilly.
Nonostante il lieve recupero di ieri, Tesla è uscita dalle cosiddette ‘Magnifiche 7’ di Wall Street, che finora era formato solo dal gotha delle Big Tech: Microsoft, Alphabet, Apple, Amazon, Meta, Nvidia, oltre a Testa. Tra i fattori negativi le previsioni di frenata nel 2024, l‘intensa competizione cinese e il fatto che le altre sei non sono ostaggio dell‘andamento dell‘economia in generale, mentre Tesla ha già abbassato i prezzi perché altrimenti molti clienti non possono permettersi i suoi veicoli.
E tra gli elementi di incertezza c’è anche l’atteggiamento di Musk, che pochi giorni fa ha chiesto espressamente al board di Tesla il 25% delle azioni di controllo, pari appunto ad un valore di 80 miliardi di dollari, per evitare scalate e avere un sufficiente controllo dell’azienda. Condizione indispensabile, secondo il miliardario, per continuare a sviluppare prodotti basati sull’intelligenza artificiale dentro Tesla e non fuori.
E fuori può voler dire solo xAI: secondo il Financial Times, nelle ultime settimane la start up ha corteggiato ricchi investitori di tutto il mondo, con una valutazione proposta di 20 miliardi di dollari. Trattative in corso, ma secondo indiscrezioni sono stati contattati anche i fondi sovrani del Medioriente nonché altri investitori in Giappone e Corea del Sud e perfino a Hong Kong. La xAI di Musk ha lanciato il suo primo prodotto a dicembre: si chiama Grok e viene addestrato sfruttando i post dei social media su X, consentendogli di fornire risposte più aggiornate rispetto ai suoi concorrenti.
L’altra tegola per la casa automobilistica riguarda il richiamo di oltre 200.000 vetture, solo due mesi dopo che la stessa Tesla aveva richiamato quasi tutti i suoi veicoli negli Stati Uniti per installare nuove protezioni nel sistema avanzato di assistenza alla guida Autopilot. Il malfunzionamento causato dall’instabilità del software potrebbe ridurre la visibilità del conducente in retromarcia e aumentare il rischio di incidente, ha affermato la National Highway Traffic Safety Administration (Nhtsa), l’ente regolatore della sicurezza. Il richiamo riguarda i modelli S, Y e X del 2023. Al 22 gennaio, Tesla aveva identificato 81 richieste di garanzia.