Venerdì 21 Febbraio 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Negozi, bar e ristoranti: mancano all’appello circa 260mila lavoratori nel terziario

I dati diffusi da Confcommercio evidenziano le conseguenze del calo demografico nelle fasce più giovani della popolazione e della mancanza di formazione adeguata

Nel settore del terziario mancano oltre 200mila lavoratori

Nel settore del terziario mancano oltre 200mila lavoratori

Roma, 19 febbraio 2025 – Mancano all’appello 258 mila lavoratori nei settori del commercio, della ristorazione e dell’alloggio. Un dato in crescita rispetto al 2024 (+4%) che rappresenta una vera e propria emergenza perché rischia di frenare la crescita economica di comparti considerati rilevanti per l’intero sistema economico italiano. Tra le figure professionali più difficili da reperire nel commercio ci sono i commessi professionali (settore moda-abbigliamento) e figure specializzate, come macellai, gastronomi, addetti al pesce, ecc. nel dettaglio alimentare; nella ristorazione, camerieri di sala, barman, cuochi/pizzaioli, gelatai; nelle strutture ricettive, cuochi, camerieri e gli addetti alla pulizia e al riassetto delle camere.

Sono questi gli ultimi dati che emergono da un Rapporto di Confcommercio, nel quale si osserva che, tenendo conto delle già insoddisfacenti prospettive di crescita e delle diffuse incertezze e fragilità che contraddistinguono lo scenario internazionale, da ultimo la minaccia dei dazi americani, il problema di trovare lavoratori qualificati è un lusso che il nostro Paese non si può proprio permettere.

Tra le cause di questo deficit – osservano da Confcommercio – si annoverano anche ragioni strutturali come il calo demografico nelle fasce più giovani della popolazione (-4,8 mln tra il 1982 e il 2024 nella fascia di età 15-39 anni), ma anche una progressiva rarefazione di lavoratori con profili adeguati in termini di conoscenze, abilità e competenze, i cambiamenti nelle preferenze occupazionali da parte dei potenziali lavoratori e la ridotta disponibilità alla mobilità territoriale.

“Trovare manodopera qualificata – spiega il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – è sempre più difficile ed è un’emergenza che rischia di frenare la crescita economica di importanti settori del commercio. Tra le cause ci sono il calo demografico e la mancanza di profili adeguati. Occorre, con urgenza, sostenere le imprese che investono in nuova formazione, anche di immigrati, e rendono più competitivo il nostro Paese”.

Per favorire l’incrocio fra domanda ed offerta di lavoro è necessario rafforzare le politiche attive, con interventi strutturali e trasversali che puntino all’accrescimento delle competenze, delle capacità e delle prospettive occupazionali. Le imprese – spiegano gli addetti ai lavori – devono, dunque, essere supportate nella formazione per poter contare su una forza lavoro qualificata e in possesso delle competenze non solo tecniche e specialistiche, ma anche di carattere trasversale, fondamentali per governare il cambiamento. A tal fine è strategico anche il rafforzamento del legame fra formazione-istruzione e tessuto produttivo per far emergere i fabbisogni delle imprese, orientare i giovani accrescendo le loro motivazioni e offrire opportunità di percorsi di stage, tirocini e apprendistato che coniugano formazione e lavoro, favorendo l’occupabilità.

Anche il ruolo delle parti sociali che firmano i contratti collettivi è essenziale. Ad esempio – insistono da Confcommercio – nel rinnovo del contratto del Terziario, che è il contratto più diffuso in Italia che riguarda 2 milioni e mezzo di lavoratori del commercio e dei servizi, è stato svolto un importante lavoro di ristrutturazione della classificazione del personale proprio per meglio inquadrare, secondo le istanze del mercato, le professionalità impiegate nelle aziende che applicano il contratto.