Lunedì 23 Dicembre 2024
GIORGIO COSTA
Economia

Migliorano i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni. Per vedere i propri soldi ora servono 143 giorni

Il tempio medio complessivo (con anche il dato delle imprese) sale a 84,27 giorni. Dodici giorni in meno, invece, per essere liquidati dalla Pa. La revisioni della Direttiva europea potrebbe portare all’obbligo di pagamento entro 30 giorni

Migliorano i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni

Roma, 9 aprile 2024 – Migliorano (pur restando lunghi) i tempi di pagamento degli enti pubblici alle imprese, peggiorano (seppur di poco) i tempi dei privati.

Il tempo medio di pagamento (Dso-Days Sales Outstanding) dei crediti commerciali ceduti nell’anno 2023 è stato pari a 84,27 giorni, in progressivo incremento rispetto alle rilevazioni precedenti. Il valore registrato a dicembre 2023 è il più alto da dicembre 2021. Tutto questo nell’imminenza della revisione della Direttiva europea contro i ritardi di pagamento che potrebbe portare all’obbligo del pagamento entro 30 giorni; ma il dibattito è aperto e vi sono strumenti, come il factoring, che possono comunque venire incontro alle esigenze dei creditori. Lo ha rilevato Assifact, l’associazione che riunisce le società di factoring, attraverso un’indagine condotta su un campione che ha compreso la gran parte dei propri associati (il campione esaminato ha generato nel 2023 un turnover pari a 239,6 miliardi di euro con riferimento ai soli crediti commerciali ceduti). All’interno del dato medio si segnala il significativo miglioramento dei tempi di pagamento degli enti pubblici: 143,44 giorni, sempre superiori a quattro mesi ma quasi 12 giorni in meno rispetto all’anno precedente. I pagamenti delle imprese richiedono invece mediamente quasi un giorno in più rispetto al 2022 (+0,86 giorni, +1,10%): il dato medio registrato a dicembre 2023, pari a 79,26 giorni, conferma il rallentamento nei pagamenti da parte dei soggetti privati in corso da oltre un anno e rappresenta il valore più alto registrato nel post-Covid.

I problemi dei pagamenti commerciali non si esauriscono nei ritardi, ma sono il riflesso delle relazioni con i fornitori. Nel 2023 il lieve incremento dei tempi di pagamento è controbilanciato da un miglioramento degli indicatori di qualità dei comportamenti dei debitori nelle transazioni commerciali. Nelle transazioni B2B migliorano infatti, in modo più evidente, la disponibilità da parte dei debitori a includere nei contratti di fornitura gli interessi di mora e il risarcimento per i costi di recupero in caso di ritardato pagamento e l’inclinazione a riconoscere le cessioni di credito, così come una maggiore trasparenza e disponibilità nella comunicazione. Un dato che alimenta il dibattito in corso sulla revisione della Direttiva europea contro i ritardi di pagamento.

Per Assifact, “vincolare l’autonomia contrattuale delle imprese nella definizione dei termini di credito commerciale attraverso l’imposizione di limiti stringenti (30 giorni) non sembra una via efficace per eliminare i ritardi di pagamento ma anzi potrebbe avere conseguenze inattese sulla competitività e sull’accesso al credito delle piccole e medie imprese. Per evitare questo rischio, il futuro ‘Late Payment Regulation’ dovrà tenere in considerazione la necessità di assicurare flessibilità nei rapporti di credito commerciale fra le imprese e di garantire la cedibilità dei crediti contrastando norme e clausole che ne ostacolano lo smobilizzo”. Appare inoltre opportuno, secondo l’Associazione italiana per il factoring, introdurre strumenti di “educazione” sia del debitore, stimolando correttezza e trasparenza nelle relazioni commerciali, che del fornitore, agevolandolo nella conoscenza degli strumenti - come il factoring - che possono supportarlo nell’incasso dei crediti e nell’accesso al credito.