Milano, 26 dicembre 2023 – Provano rabbia, e una punta di imbarazzo, gli italiani che a Milano non riescono a prendere un taxi. Questa non è neanche più una novità. Ma a rompere lo stato di connivenza del caos taxi in Italia è un giornalista del Wall Street Journal, che tuona impietoso in questo Santo Stefano con un articolo che sancisce l’Italia dei taxi introvabili come simbolo di un’economia stagnante che non sta al passo dei propri competitor.
Taxi simbolo dell’economia stagnante
“Trovare un taxi nella capitale finanziaria italiana quando piove comporta lunghe file e pazienza. Durante le fiere e le sfilate di moda è ancora più difficile: la domanda aumenta, ma il numero di taxi rimane invariato. Anche nelle giornate di sole, ci sono file di viaggiatori carichi di valigie che cercano disperatamente un taxi negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie di tutta Italia. Molti locali non si preoccupano nemmeno di provarci”. Così comincia l’articolo di Eric Sylvers sul quotidiano statunitense, dal titolo che in italiano suona pressoché così: “Perché l'economia italiana non riesce a ingranare? Consideriamo la fila dei taxi”. Un tuono che squarcia quel tacito consenso e la mal tolleranza che gli italiani sopportano ogni giorno quando, per l’eventualità, faticano a trovare una corsa libera: tempi di attesa lunghi e snervanti, auto bianche introvabili, centralini che non rispondono, stazionamenti vuoti. E quando in città accadono eventi importanti, come fiere o sfilate di moda, il numero dei taxi rimane invariato al cospetto del boom di domande, creando un vero e proprio caos.
Interessi e mancate licenze causano arretratezza
“Le dolorose attese per i taxi offrono un indizio sui 30 anni di stagnazione del paese”, segue il sottotitolo del Wsj, che focalizza la propria analisi sul perché l’Italia non riesca a cambiare passo o allinearsi alle altre economie vicine. Secondo il quotidiano, il problema è da rintracciarsi negli interessi degli stessi tassisti e delle solite, mancate licenze. “Per anni – si legge nell’articolo – tassisti italiani si sono messi al riparo dalla concorrenza facendo pressioni per limitare il numero di licenze per i taxi e per limitare le società di sharing come Uber. I sindaci che cercano di affrontare i tassisti possono andare incontro a scioperi e blocchi stradali che paralizzano le città”. Il fatto che un gruppo di professionisti, guidati da interessi personali, sia riuscito a bloccare concorrenza e innovazione è un po' l'emblema di questo mancato salto finanziario che il Belpaese avrebbe già dovuto compiere.
Economia italiana ferma al 2007
Il Wsj evidenzia come l’economia italiana sia infatti cresciuta a malapena negli ultimo 30 anni. Rispetto al 2007, l’Italia è ancora oggi ferma all’1,5% di crescita rispetto al 13% della Francia o il 17% della Germania. Se poi accostiamo il dato europeo pre-crisi finanziaria a quello americano, dove tutto ebbe inizio, il dato è ancora più disarmante, considerando che arriva addirittura al 28%.
Taxi e balneari: in Italia manca la meritocrazia
Secondo il giornale, una delle ragioni principali di questa stagnazione italiana è “il potere dei gruppi di interesse che ostacolano con successo gli sforzi per stimolare la concorrenza, l’innovazione e la produttività”. Gran parte di questa stasi va dunque ricondotta a più fattori, in primis “alla mancanza di meritocrazia che permea il settore pubblico e privato”. Non solo taxi, ma anche le spiagge italiane offrono, secondo il Wsj, un affresco delle mancate meritocrazia e concorrenza. Sylvers tocca così un tema particolarmente vicino all’attuale governo italiano, quello dei balneari. “Anno dopo anno – si legge –, le stesse aziende pagano alle autorità pubbliche una piccola tassa per ottenere concessioni lucrative per affittare ombrelloni e sedie reclinabili ai bagnanti. L’Ue si è lamentata della mancanza di gare d’appalto pubbliche e delle entrate insignificanti che il governo italiano raccoglie per questi privilegi. I problemi delle spiagge e dei taxi italiani dimostrano che i problemi del Paese sono legati a leggi sbagliate, piuttosto che a una mancanza intrinseca di talento o di imprenditorialità nel Paese”.
Divario di genere, mancanza di giovani e antieroi
Infine, non manca nel ritratto del Wsj qualche dato su alcuni problemi sistemici del nostro Paese, a partire dal gender gap. In Italia “il 55% delle donne in età lavorativa è occupato, il livello più basso dell’Unione Europea, secondo il servizio statistico dell’Ue. Questo dato si confronta con l’80% della Germania e il 71% della Francia”. L’Italia non è un paese che agevola le donne, ma che non facilita neanche il ricambio generazionale. Agli occhi del Wsj il nostro è “Un sistema radicato che premia l’anzianità rispetto alle competenze degli individui contribuisce anche alla mancanza di progresso economico dell’Italia. Il risultato è che quasi il 21% degli italiani di età compresa tra i 15 e i 34 anni non ha un lavoro, non studia e non segue una formazione, il dato più alto dell’Ue”.
Se questo è il paradossale mondo ritratto dal quotidiano statunitense, non sorprende allora che lo stesso tiri in ballo anche quel tassista di Bologna, che ha denunciato i colleghi no Pos pubblicando sui social i propri guadagni giornalieri. RobertoRedSox ha squarciato il velo dell'omertà e, nel suo piccolo, ha provato a smuovere la stasi, questa resistenza al cambiamento descritta dal Wsj e che frena l’Italia. Una specie di martire, ma che nell'Italia stagnante passa come antieroe.