Roma, 6 novembre 2024 – Motori surriscaldati sotto la Ghirlandina: fumata nera dopo l’incontro di ieri tra la Fiom Cgil e l’ad di Stellantis Carlos Tavares giunto a Modena ieri di buon mattino per dribblare il picchetto dei lavoratori di Maserati in sciopero dalle 8. Mentre la Ferrari, pur vantando ricavi in crescita, ha subìto un tonfo del 7 per cento in Borsa. Il ceo di Stellantis ha visitato lo stabilimento di via Menotti per incontrare il nuovo amministratore del Tridente Santo Ficili, il management e i sindacati. L’obiettivo era avviare “avviare un dialogo costruttivo e fattivo con tutte le parti interessate, per creare insieme le basi per un nuovo inizio che favorisca una crescita sostenibile e redditizia per Maserati, l’unico marchio di lusso del gruppo Stellantis”.
L’intento però, sul versante sindacale, è caduto nel vuoto perché la Fiom dopo il faccia a faccia pomeridiano ha espresso delusione: “Non sono arrivate risposte certe – riferiscono Samuele Lodi e Stefania Ferrari –. A differenza da quanto già comunicato in precedenza riguardo all’inizio a metà 2025 della produzione della MC25 elettrica, non si è parlato di modelli elettrici, né di altri nuovi modelli in arrivo allo stabilimento di Modena”. Il 14 è in programma un tavolo al Ministero, nel quale il sindacato chiederà al governo “di ripristinare il fondo Automotive tagliato dell’80 per cento. La questione deve essere portata a Palazzo Chigi con l’apertura di un confronto con la presidente Meloni e l’ad Tavares”.
Nel frattempo monta la rabbia dei lavoratori: circa 150 addetti alla produzione sono in cassa integrazione e ora anche gli oltre 700 professionisti del reparto Engineering sono coinvolti negli ammortizzatori sociali una volta a settimana. “Mentre la produzione è estremamente ridotta, al punto di consentire non più di 4 o 5 giornate di lavoro al mese”, spesso preannunciate con poco anticipo. “Ci chiamano e da un giorno all’altro – protestavano ieri al presidio – ci dicono che il giorno dopo non dobbiamo venire. Siamo praticamente dei lavoratori a chiamata”.
Alta tensione dunque, alimentata da numeri sconcertanti per un brand di lusso: produzione crollata in un anno del 75 per cento, vendite globali del primo semestre 2024 più che dimezzate, complice lo smottamento del mercato cinese, scendendo al di sotto di 1.100 veicoli al mese, con una perdita operativa di 82 milioni di euro rispetto a un utile di 121 milioni di euro nei primi sei mesi del 2023. Le nuove immatricolazioni nei primi nove mesi sono diminuite da poco di 20mila unità a quasi 12mila (in Italia il calo è stato del 40 per cento). Che fare? La strategia sarebbe anticipare l’uscita della nuova generazione di Quattroporte e il Suv che sostituirà la Levante. Mentre si scommette sulla ‘personalizzazione’ di tutti i modelli Maserat: il nuovo atelier di verniciatura che permetterà di connotare con colori speciali tutti i modelli Maserati. Sarà attivo, dicono dall’azienda, dal 2025.
Intanto seduta molto pesante per Ferrari in Piazza Affari dopo i dati del terzo trimestre dell’anno: il titolo ha chiuso in calo del 7% a 407 euro in una giornata di progressive vendite. In ogni caso Il Cavallino rampante chiude anche il terzo trimestre con risultati positivi, che vedono i ricavi netti in crescita annua del 6,5% a 1,644 miliardi di euro mentre le consegne totali sono state pari a 3.383 unità.