Roma, 17 giugno 2023 - Salgono ancora i tassi sui mutui. Non c’è tregua per i mutuatari di fronte all’ennesima stangata della Banca centrale europea che. nel tentativo di frenare l’inflazione, ha stretto ancora di più la morsa monetaria con tassi che ora raggiungono il 4%. E come si dice in queste ore, banche più ricche e famiglie più povere. Lo confermano titolari di finanziamenti che in 12 mesi hanno visto una quota interessi diventare l’incubo insostenibile della propria rata. Ma quando finirà questo innalzamento dei tassi d’interesse sui mutui? Vediamo i possibili scenari e quali interventi potrebbero essere messi in campo.
Rialzo Bce, come cambiano le rate del mutuo
La decisione di Francoforte è stata quella di aumentare di altri 25 punti base i tassi d’interesse. Nel dettaglio, l’impennata riguarda le operazioni di rifinanziamento (4%), i tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale (4,25%) e sulla linea di deposito (3,50%). Il tutto, a partire dal 21 giugno 2023.
Prosegue così da oramai un anno l’inarrestabile impennata sui mutui, dove rispetto a giugno 2022 le rate a tasso variabile salgono di quasi il 60%. Uno scenario sconfortante per le famiglie che hanno contratto un debito con le banche e che oggi vedono innalzare il costo del denaro sostanzialmente al 4%.
Come stimato dall’Unione nazionale consumatori, la rata di chi ha sottoscritto adesso un mutuo a tasso variabile in un anno arriva a crescere da 595 a 768 euro; uno scarto di circa 200 euro in più che in un anno raggiunge circa 2mila euro in più di interessi.
Perché la Bce alza i tassi?
L’obiettivo di Francoforte è quello di riportare i prezzi ad un livello accettabile e frenare l’inflazione. Per farlo, la Bce ha avviato dal luglio 2022 una politica monetaria molto restrittiva e che ci ha fatto assistere ad un’ascesa dei tassi sui mutui. Infatti, aumentando il costo del denaro la Bce ha inevitabilmente innalzato i tassi di riferimento dei mutui, Euribor ed IRS. La ragione? Frenare la domanda di accesso al credito e bloccare così l’impennata dell’inflazione. La mission di Francoforte è quella di riportare l’inflazione al 2%. In attesa che questo avvenga, siamo giunti nell’arco di un anno alla crescita del costo del denaro nell’Eurozona dallo 0% al 4%.
Quanto costeranno i mutui fino al 2024: ipotesi e scenari
Osservando lo scenario attuale, le previsioni a breve termine non sono certo rosee. Se la Bce ha scelto lo scorso 15 giugno di innalzare di un altro 0,25% i tassi portandoli dal 3,75% al 4%, non è difficile immaginare che entro la fine del 2023 il tasso possa innalzarsi ancora raggiungendo anche il 5%. Pertanto, si preannuncia un’estate molto calda per i debitori che potrebbero vedere giù un ritocco all’insù e un nuovo picco sui tassi già da luglio 2023. Ma ovviamente sono solo ipotesi. Se ciò avvenisse, tuttavia, potrebbe comportare come effetto una stabilizzazione nel corso 2024 con l’inflazione che a poco a poco, si spera, scenderà. Ancora una volta tutto dipende dall’evoluzione dell’economia.
Le prossime mosse della Bce
Abbiamo accennato che la mission della Bce è quella di riportare l’inflazione al 2%. Ad oggi si parla di una crescita dell’inflazione nell’Eurozona che oscilla tra il 7% e l’8%. Se le decisioni della Bce porteranno ad una frenata del trend attuale, allora la stessa curva inflazionistica potrebbe scendere al 6% fino al 3% nel corso del 2024. Ma il futuro è tutto da vedere. Ad ogni modo, il Consiglio della Bce deciderà in base all’evolvere dell’inflazione e alle conseguenze della stretta monetaria messo in campo. In questo senso, le prossime date fondamentali per capire il futuro dei tassi saranno:
- 27 luglio - 14 settembre - 26 ottobre - 14 dicembre
Ad ogni modo, avendo già visto l’aumentare di 25 punti lo scorso 15 giugno, non sorprenderebbe che a luglio i tassi potrebbero crescere di un altro 0,25%. Gli occhi sono ora puntati su settembre.
Soluzioni possibili
Come spiega Associazione artigiani e piccole imprese (Cgia), non ci sono misure miracolastiche da poter mettere in campo. Tuttavia, per fronteggiare questa situazione il governo potrebbe adottare una politica redistributiva per togliere ai settori degli exprofitti una percentuale da ridistribuire, appunto, alla cittadinanza sotto forma di riduzione di imposte. Tali settori riguardano quello creditizio, spiega Cgia, ma anche quello energetico e farmaceutico.
Nel frattempo, i titolari di un contratto di mutuo a tasso variabile che temono di non poter sostenere le rate del debito possono provare a tentare una rinegoziazione del mutuo o, se la banca la nega, una surroga verso un nuovo istituto.