Venerdì 8 Novembre 2024
GIORGIO COSTA
Economia

Tassi di interesse, cosa farà la Fed? L’incognita delle elezioni Usa

Il mercato obbligazionario statunitense potrebbe beneficiare di un ciclo di tagli dei tassi della Fed, con rendimenti potenzialmente elevati per i Treasury a 5 anni e le obbligazioni societarie di alta qualità

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Jerome Powell, presidente della Federal Reserve (Ansa)

Roma, 1 agosto 2024 – Chi ha comprato azioni turche ha messo a segno un rialzo del 46% nei primi sei mesi del 2024. Così come gioisce chi ha puntato sui tecnologici Usa ma anche su caffè e cacao con l’euro che si è rivalutato sullo yen ma ha perso rispetto al dollaro. Ma adesso è il momento di puntare sulle obbligazioni (in particolare sul Treasury americano a 5 anni) che hanno ampi margini di rivalutazione in vista del taglio dei tassi (a settembre, forse, dopo 11 rialzi che hanno portato i tassi sui fed funds al valore attuale compreso tra il 5,25% e il 5,5%) da parte della Federal Reserve americana anche se resta forte l’incertezza in vista delle elezioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. Bene anche le obbligazioni societarie di altissima qualità.

Il taglio della Bce

A inizio giugno, la Banca Centrale Europea ha abbassato i tassi ufficiali di 25 punti base – così come le banche centrali di Canada e Nuova Zelanda – mentre la Fed ha mantenuto il tasso al 5,5%, il livello più elevato degli ultimi 23 anni. Mercati finanziari ed economia reale sono in buona salute. I principali indicatori macroeconomici mostrano uno scenario rassicurante e sostenibile, in equilibrio, con alcuni elementi critici che ne confermano la genuinità. Il mercato del lavoro è il più dinamico degli ultimi vent’anni e l’inflazione, sebbene presente, non è eccessiva.

L’andamento dei mercati 

I mercati delle materie prime mostrano una domanda sostenuta per quasi tutti i metalli, mentre i prezzi dei generi alimentari sono piuttosto stabili, con l’eccezione di cacao e caffè, che hanno visto un aumento significativo dei prezzi, seguito da un recente ritorno sulle trend line.

Nel mercato delle valute, l’euro è aumentato di quasi il 10% rispetto allo yen e del 3% rispetto al franco svizzero, ma è sceso di circa il 3,1% rispetto al dollaro. Tra i principali indici azionari, quasi 9 su 10 sono in crescita, con un rendimento medio dell’8,6%, principalmente nel primo trimestre. La Turchia guida i mercati con un aumento del 46%, seguita da Taiwan e Amsterdam. L’Europa è solida, con buone performance nell’area mediterranea, mentre gli USA sono trainati dai titoli tecnologici. L’Asia e l’America Latina sono più deboli.

Ersel Sim ha stimato un rendimento medio del 7,5% per un portafoglio aggressivo, del 5,5% per uno moderato e del 3,4% per uno prudente, con volatilità rispettivamente del 4,9%, 3,8% e 2,7%. E secondo gli analisti di Ersel Sim le condizioni generali sono buone per investire liquidità residua, soprattutto in obbligazioni, ma è importante monitorare le manovre delle banche centrali.

Cosa farà la Fed?

I mercati infatti, con il loro “entusiasmo” anche se non eccessivo, danno per scontata la conclusione del processo di normalizzazione dei tassi. L’ipotesi è più che condivisibile, ma potremo archiviare il tema solo quando l’inflazione smetterà di essere un dato sotto i riflettori, come è stata per lungo tempo. Le elezioni Usa saranno un altro tema importante per il secondo semestre 2024.

“Crediamo che l’economia stia rallentando il minimo necessario per dare alla Fed  – spiega Bryan T. Whalen, chief investment officer, generalist portfolio manager, fixed income di Tcw  la possibilità  – di ridurre lentamente i tassi. A nostro avviso non entreremo in recessione, in quanto il rallentamento si stabilizzerà attestandosi su una crescita bassa, compresa tra l’1% e il 2%”. L’aspettativa generale è che i tassi di interesse scenderanno nel medio termine. “Crediamo – continua Bryan T. Whalen - che il mercato si stia ponendo una domanda non corretta rispetto alla tempistica con cui la Fed ridurrà i tassi, se inizierà a tagliare a settembre o a dicembre. Probabilmente non sarà questo ad avere l’impatto maggiore sulle obbligazioni. Il punto sarà, invece, il ritmo con cui si muoveranno i tassi. In questo scenario, vediamo opportunità nei Treasury a cinque anni. Anche se il rendimento del titolo quinquennale è un po’ più basso rispetto a quello del titolo a due anni, l’opportunità è data dalla possibilità di bloccare il rendimento per un periodo di tempo più lungo, passando da 2 a 5 anni. Ecco perché quello attuale è un punto di ingresso ideale”.

I rendimenti

E per quel che riguarda le obbligazioni, se guardiamo ai rendimenti, il 2022 è stato il peggior anno della storia per l’investitore medio del mercato obbligazionario penalizzato dall’accoppiata tassi d’interesse molto bassi e cedole ridotte e vicine al 2%. Quando i tassi sono passati da zero a cinque in pochissimo tempo, si è verificato un forte deprezzamento sul mercato senza alcuna cedola per assorbirlo, il che ha portato a rendimenti negativi a doppia cifra sul mercato obbligazionario. In questa occasione, il mercato obbligazionario ha due vantaggi: innanzitutto, oggi si può ottenere una cedola del 4,5-5% con i Treasury. Si possono aggiungere altri 100 punti base e arrivare al 5,5-6% con le obbligazioni societarie di altissima qualità. Rendimenti del genere non si vedevano da molto tempo, ma questa è solo la prima parte del rendimento totale.

La seconda riguarda il percorso dei tassi d’interesse. “Ci aspettiamo – spiega ancora Bryan T. Whalen – che i tassi scendano nei prossimi 12-24 mesi più rapidamente di quanto si aspetti il mercato. Se questo fosse vero, si potrebbe approfittare della situazione favorevole legata alla performance dei prezzi. Quindi, si potrebbe ottenere il 5,5-6% dalla cedola, a cui si potrebbe aggiungere il 5-6% di rendimento dai prezzi”.

Le previsioni

“Il mercato obbligazionario statunitense – commenta Antoine Lesné, Head of SPDR ETF Research & Strategy EMEA di State Street Global Advisors  – ha registrato un rally a luglio in previsione del ciclo di tagli dei tassi della Fed che inizierà a settembre. I dati sull'inflazione inferiori alle attese e le dichiarazioni del presidente della Banca Centrale Jerome Powell hanno contribuito ad aumentare le aspettative di un primo taglio dei tassi durante il meeting di settembre. Non ci aspettiamo che la Fed riduca i tassi di interesse, anche se alcuni dati hanno contribuito a rafforzare questa ipotesi”. Dal momento che le obbligazioni hanno registrato un rally già nel mese di luglio, è probabile che le chance di ulteriori rialzi in seguito alla riunione della Fed di luglio siano più limitate. “Guardiamo ai Non-Farm Payrolls del 2 agosto (i numeri forniscono una panoramica dell'occupazione negli Stati Uniti, ma con un'importante esclusione: non includono i lavoratori agricoli, governativi e del settore non profit. Tuttavia, coprono ancora circa l'80% della forza lavoro totale del paese) come al segnale ultimo che possa determinare un taglio dei tassi a settembre”, spiega Antoine Lesné che vede probabili due tagli dei tassi nel 2024 e altri nel 2025”.