Prudenza. Ancoraggio sia per la Federal Reserve, sia per la Banca Centrale europea. Anche se, in questa fase storica, stanno procedendo su strade divergenti. La Fed non taglia i tassi e, se lo farà, il presidente Jerome Powell ha fatto capire che saranno al massimo altri due nel corso dell’anno. La Bce li ha ridotti ulteriormente e la presidente Christine Lagarde non riporrà le forbici.
Due strade, due economie: quella degli Stati Uniti cresce, l’europea ristagna. La preoccupazione di raggiungere un tasso ‘normale’ di inflazione è comune a entrambe le istituzioni monetarie, ma le considerazioni per raggiungere l’obiettivo divergono. Prudenza, insomma. Nell’incertezza di cosa accadrà quando i dazi di Trump – già operativi per Canada, Messico e Cina, annunciati per l’Unione europea – faranno effetto. Saggio è essere consapevoli del fatto che il neo presidente – che sta premendo sulla Fed per un taglio dei tassi – utilizzerà i dazi per ragioni estranee al commercio internazionale, come arma geopolitica.
Con lucidità, Peter S. Goodman, sul New York Times ha notato che mettere i dazi su alcune importazioni per riportare posti di lavoro negli States, potrebbe portare a un rincaro dei prodotti americani a vantaggio dei concorrenti e a discapito dei posti d lavoro esistenti. E ha raccontato che gruppi importanti della Corporate America avevano investito in fabbriche in Cina, ma, colpite dai dazi del Trump I confermati da Biden, avevano pensato di trasferirsi in quel Messico destinato alla stessa guerra tariffaria. La Colombia pensava di essere fuori dai radar, salvo che, poche settimane fa, a fronte del rifiuto del governo di accettare i rimpatri americani, sono arrivate le minacce di dazi. Per dirla con Goodman, un uso non convenzionale , rispetto al quale nessuno può dirsi fuori dai radar.