Roma, 7 giugno 2024 – L’esito della riunione di ieri del Consiglio direttivo della Bce può essere riassunto in pochissime parole. Come prevedevano i mercati, la Banca ha ridotto i tassi di interesse di un quarto di punto portandoli dal 4,50 al 4,25%. Vale la pena di aggiungere che questa riduzione non vuol dire un allentamento della stretta monetaria: essendo l’inflazione diminuita di recente di più dello 0,25%, in termini reali i tassi sono oggi più alti che in passato.
Nella conferenza stampa molti giornalisti hanno chiesto se si tratta del primo passo di un percorso volto a stimolare la ripresa dell’eurozona o se invece la Bce si limiterà a questo piccolo segnale. Si può capire che Lagarde si sia sottratta a questa domanda. Non convince l’argomento che ha usato: le decisioni della Bce – ha detto – si basano esclusivamente sui dati.
Questa non è una risposta adeguata perché è evidente che le decisioni delle banche centrali non dipendono solo dai dati, del passato ma anche dalle previsioni sul futuro: se oggi l’inflazione è alta, ma si prevede che scenda, la scelta sarà diversa rispetto a una situazione in cui i dati di oggi sono gli stessi, ma le previsioni sono che l’inflazione aumenti. Non ci sono criteri oggettivi per formulare le previsioni, in questo campo contano molto le idee di fondo dei banchieri: i conservatori pensano sempre che l’inflazione sia dietro l’angolo e quindi preferiscono stringere i freni monetari, altri temono invece la disoccupazione e preferiscono una politica monetaria più espansiva.
Il problema della Bce è che non si riesce a capire quale sia il pensiero della presidente il cui orientamento è determinante negli orientamenti del Consiglio. Talvolta, come oggi, sembra di trovarsi davanti a un semplice portavoce del Consiglio. Quando i dati economici sono di univoca interpretazione, il problema è meno evidente; diventa rilevante quando ci si trova, come oggi, a dei punti di svolta nei quali bisogna decidere se il pericolo da evitare è l’inflazione o la deflazione. È in momenti come questi che si percepisce una leadership o se ne sente la mancanza.