Venerdì 27 Settembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Nuovo rialzo dei tassi, l’allarme dei bancari: “Ennesima mossa sbagliata. Paga ancora la povera gente”

Lando Maria Sileoni, segretario Fabi: agli sportelli i ritardi nei pagamenti sono aumentati. La ricetta di Francoforte? "Non può valere una cura unica per economie nazionali così diverse"

Lando Maria Sileoni, segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani

Lando Maria Sileoni, segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani

Bologna, 15 settembre 2023 – “I dati in nostro possesso – ripete da ieri mattina Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, Federazione Autonoma Bancari Italiani – ci dicono che, alla luce di questo ulteriore rialzo dei tassi europei, le rate dei mutui cresceranno ancora e ancora, e ancora. E questo lo sa che vuol dire?"

No, segretario, che vuol dire?

"Che la decisione di Francoforte si scaricherà inevitabilmente sulla povera gente. Ma io le dico che adesso la situazione è esplosiva".

Non le sembra di esagerare?

"Io le parlo di fatti concreti. I nostri iscritti sono allo sportello e negli uffici delle filiali di tutti gli istituti bancari, da nord a sud. Il nostro termometro è concreto e aggiornato in tempo reale".

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E che febbre riporta?

"Alta. Dopo la pausa estiva, già in questo settembre sono cresciuti sensibilmente i ritardi nei pagamenti delle rate. E accade in tutta Italia, con particolare incidenza nel centro-sud".

Tutta colpa dei tassi europei?

"Dei tassi europei, dei rendimenti zero o vicini allo zero sui conti correnti e delle decisioni politiche prese in questi mesi. Perché, ad esempio, al di là dei proclami, i pagamenti dei crediti incagliati per il Superbonus non sono ancora ripartiti. Tutto questo, insieme, produce una forbice troppo ampia di impoverimento del potere d’acquisto che ricade sulle famiglie".

I vostri dati riportano cifre monstre: per un tasso variabile la rata è cresciuta in due anni del 75% e oggi può arrivare a toccare i 1.341 euro.

"Lei mi dica se è normale".

Lagarde però ha ribadito che la cura dei tassi sull’inflazione sta funzionando. Che ci siamo quasi.

"Peccato che nel frattempo le previsioni sull’andamento dell’inflazione si stiano spalmando sempre di più nel tempo. Siamo slittati dal 5,4% al 5,6% per il 2023 e dal 3% al 3,2% per il 2024. E questo è solo l’ultimo ritocco. Secondo le loro prime previsioni, ben più rosee, a quest’ora saremmo dovuti essere al 4%".

Il voto di questo ultimo aumento non è stato unanime. I governatori nazionali che compongono il board della Bce sono divisi. È un buono o un brutto segnale?

"Il fatto è che le economie nazionali europee più che divise sono diverse. Da sempre. Ed è per questo che la ricetta è sbagliata".

Bisognerebbe differenziarla?

"Mi sembra evidente. La risposta a un problema economico non può essere uguale per l’Italia e la Germania, per la Francia e per la Spagna".

Parliamo dell’Italia.

"Noi scontiamo una serie di incertezze economiche dovute a un’economia storicamente molto più lenta delle altre, e con più difficoltà.

Dunque: più risposte per problemi di natura differente.

"O forse, meglio, la ripresa di quel processo di unificazione economica-finanziaria che, oltre che a una moneta e una banca comune, avrebbe dovuto portare fin da subito anche a un ministro del Tesoro europeo. Se mai avverrà, allora sì che si potrà pensare a una ricetta unica per abbassare l’inflazione in tutto il continente".