Roma, 25 agosto 2024 – Italia sul podio in Europa per le spese universitarie. Siamo infatti il terzo Paese più “costoso” per quanto concerne i costi legati agli studi post diploma, che incidono per oltre il 61% sul totale di quelli da sostenere per l'istruzione dei propri figli, precisamente 5.6 miliardi di euro. I dati sono stati presentati dall'Unione degli Universitari (UDU), e ci collocano al terzo posto, dietro Spagna e Irlanda, con una media di 2.717 euro a studente. Si potrebbe pensare che tali costi siano innalzati dal frequentare atenei privati, ma in questo l'Italia è sotto la media europea, 18% contro poco più del 19%. In realtà a incidere sono soprattutto le tasse, come sottolinea Eurydice, una rete europea di informazione sull'educazione, che calcola un costo medio di 1.592 euro, che ovviamente sale in maniera esponenziale per i fuori sede, che devono calcolare non solo l'affitto e i costi di trasporto, ma anche quelli periodici per i ritorni a casa nei periodi di festa.
Secondo l'Ocse investire in una laurea è vantaggioso
Nonostante gli sforzi delle famiglie, solo il 29.2% degli italiani fra i 25 e i 34 anni ha un titolo universitario, meglio solo degli studenti rumeni (24.7%), ma molto peggio della media europea, che è del 42%. Alla laurea nel 2023 ci si arriva in media a 25,7 anni (erano 26,6 anni nel 2013); il 60% di chi la consegue è donna, mentre e del 61,5% la quota di chi chiude gli studi nei tempi previsti. Il 31,3% dei laureati nel 2023 ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario. Tra il 2012 e il 2020 i costi per studente sono aumentati del 30,7%, rappresentando spesso anche un disincentivo a nuove iscrizioni. Eppure l'investimento della laurea è molto conveniente, se si considerano i dati dell'Ocse che dicono che il 43% dei laureati guadagna uno stipendio superiore alla media, e che i neolaureati percepiscono il 17% in più dei diplomati. La ricerca evidenzia poi enormi divari territoriali nella tassazione media tra gli atenei italiani. Le università del Nord Italia tendono a ottenere un gettito estremamente più elevato rispetto a quelle del Sud, aggravando ulteriormente le disuguaglianze regionali. Si passa da una tassa media per iscritto pari a 400-500 euro per Sassari, Foggia, Napoli Orientale e Calabria fino a un massimo di 1400-1600 euro per Insubria, Politecnico di Milano e i due atenei di Venezia. L’ateneo con il gettito più alto percepisce una tassa media che è superiore di tre volte e mezzo quella dell’ateneo con quello più basso.
Il percorso di studi incide sul futuro occupazionale
Secondo il Rapporto Almalaurea, il percorso di studio incide non poco sulle chance occupazionali dei neolaureati: a parità di condizioni, i più ricercati sono i laureati del gruppo informatica e tecnologie ICT, poi quelli del gruppo medico-sanitario e farmaceutico, di ingegneria industriale e dell’informazione e di architettura e ingegneria civile. Bene anche la situazione lavorativa per chi termina gli studi scientifici, di educazione e formazione, agrario-forestali e veterinari, nonché economici. Hanno invece più difficoltà i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, giuridico, letterario-umanistico, nonché quelli dei percorsi artistici.