Roma, 8 agosto 2023 - L'ultimo atto prima del governo Meloni prima della pausa di Ferragosto prevede, tra le altre cose, un prelievo sugli extraprofitti multimiliardari delle banche per il 2023 e che potrebbe portare nelle casse dello Stato “alcuni miliardi”, forse oltre due. Le risorse saranno destinate ad aiutare le famiglie in difficoltà con i mutui prima casa e per alzare stipendi e pensioni. Prima di arrivare al testo definitivo passerà del tempo. I decreti omnibus dovranno infatti passare al vaglio del presidente della Repubblica prima di arrivare in Parlamento, con le Camere che riapriranno a settembre. Ecco, allo stato attuale, cosa cambierà e come la tassa sugli utili delle banche potrà aiutare le famiglie italiane.
Tassa al 40% sulle banche: a cosa servirà
La tassa straordinaria sugli utili delle banche sarà del 40% e destinata a due voci: sostenere le famiglie in difficoltà con il mutuo prima casa e incrementare il fondo per tagliare le tasse in modo da ridurre ancora l'Irpef e le imposte sulle aziende. Per quanto riguarda il mutuo prima casa, gli extraprofitti 2023 delle banche italiane saranno utilizzati per calmierare le rate di chi sta già sostenendo un finanziamento a tasso variabile, che, secondo le simulazioni di Facile.it e Mutui.it, mediamente ha sborsato in un anno e mezzo oltre 2.300 euro in più, cifra che potrebbe arrivare a superare i 5.300 euro a luglio 2024. Le risorse recuperate dalla tassa del 40% sugli utili delle banche saranno poi destinate ad alzare le retribuzioni e ridurre il peso delle tasse di lavoratori e pensionati, prorogando eventualmente anche il taglio dell'Irpef previsto dal luglio scorso fino al 31 dicembre 2023. Stipendi più alti e costo del lavoro più basso per le aziende potrebbe anche favorire l’occupazione e colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro.
Come sarà applicata la tassa sugli extraprofitti
La tassa del 40% sugli utili delle banche varrà solo per il 2023. Sarà calcolata una parte sulla differenza degli interessi passivi e attivi tra l'esercizio 2021 e 2022 eccedente il 5% ed un'altra parte calcolata sull'eccedenza del 10% maturata tra il 2021 e il 2023. L'imposta straordinaria, che non sarà deducibile dalle imposte sui redditi e dall'Irap, non potrà comunque superare il 25% del patrimonio netto alla data di chiusura dell'esercizio 2022. Le banche dovranno versare l'importo entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio 2023, ovvero entro il 30 giugno 2024.